La Bisbetica Domata è una commedia di William Shakespeare ambientata a Padova alla fine del XVI secolo.
La data di composizione è incerta. Alcuni studiosi ritengono che già nel 1586/1587 Shakespeare avesse steso un primo copione.
Infatti è stato ritrovato un documento intitolato The Taming of a Shrew che ricorda nella struttura e nei personaggi La Bisbetica Domata.
La prima è una sorta di disegno rispetto al quadro ad olio della seconda.
Nel 1594 risulta depositata allo Stationers Register.
L’elemento più intrigante di questo dramma è l’uso di rubare versi a Marlowe.
Le due parti del Tamerlano erano andate in scena nel 1587 e, quando Fernando (alias Petruccio) in The Taming of A Shrew imbocca con la punta del pugnale, sta satireggiando una scena simile nell’opera di Marlowe.
La prima assoluta è del 1593, mentre la prima pubblicazione risale al 2 maggio 1594.
Personaggi
• Un signore
• Cristoforo Lenza
• Un’ostessa
• Un paggio
• Alcuni commedianti
• Cacciatori
• Servi del signore
• Battista
• Vincenzo
• Lucenzio
• Petruccio
• Gremio
• Ortensio
• Tranio
• Biondello
• Grumio
• Curzio
• Un pedante
• Caterina
• Bianca
• Una vedova
• Un sarto
• Un merciaio
• Servi di Battista e Petruccio
PROLOGO
SCENA I -Davanti a un’osteria, nei dintorni di Padova
La scena si apre in un’osteria: Lenza entra completamente ubriaco, litigando con l’ostessa che lo accusa di aver rotto bicchieri e di non voler pagare. Lenza, arrogante, le risponde insultandola e vantandosi delle sue “nobili origini” (del tutto inventate). Alla fine, crolla addormentato su una panca, ubriaco fradicio. Un nobile arriva con i suoi cacciatori e servi. Dopo aver parlato dei suoi cani, nota Lenza addormentato e, divertito dalla sua miseria, decide di fargli uno scherzo crudele: vuole far credere al povero ubriacone, al suo risveglio, di essere un ricco gentiluomo. Il Signore dà ordini precisi ai suoi servi: trasportare Lenza nel suo palazzo e metterlo a dormire in un letto sontuoso; profumare la stanza, adornarla di quadri e lusso; al suo risveglio, i servi dovranno trattarlo con estrema riverenza, chiamandolo “vostra signoria”, offrendogli acqua profumata, abiti eleganti, colazione e musica; se Lenza protesterà dicendo di essere solo un poveraccio, dovranno convincerlo che sta sognando e che in realtà è un nobile colpito da follia. Nel frattempo, arrivano alcuni attori itineranti che chiedono ospitalità. Il Signore li accoglie con piacere e propone loro di recitare una commedia proprio per Lenza, quando si sveglierà, così da rendere lo scherzo ancora più realistico e spassoso. Il Signore ordina a un suo servo, Bartolomeo, di travestirsi da dama e fingersi la moglie del “nobile Lenza”. Dovrà accoglierlo con dolcezza, piangere di gioia per il suo “ritorno alla ragione” e comportarsi da moglie devota. Il Signore, divertito, non vede l’ora di assistere alla reazione dell’ubriacone e si allontana per dare gli ultimi ordini.
SCENA II – Camera da letto in casa del signore
La scena è divisa in due livelli: in alto, c’è Lenza ancora stordito, circondato da servi che lo trattano come un nobile; in basso, entreranno più tardi i commedianti che dovranno recitare per lui. Lenza si sveglia confuso e chiede da bere. I servi, rispettosi, gli offrono vino pregiato e dolci conserve, chiamandolo “vostra signoria”. Lenza però si irrita: non capisce cosa stia succedendo e ribadisce che lui è solo Cristoforo Lenza, un venditore ambulante e calderaio. Racconta anche dell’ostessa che gli deve ancora soldi per la birra (segno che crede ancora d’essere nel suo mondo reale). I servi fingono compassione e cercano di convincerlo che è un ricco signore che ha sofferto di una lunga malattia mentale, durante la quale si è creduto un poveraccio. Gli dicono che la moglie e i parenti lo hanno abbandonato per il suo “vaneggiare” e cercano di “guarirlo” ricordandogli le sue ricchezze. Il Signore (l’autore dello scherzo) lo circonda di musica, profumi e promesse di lusso, tutto per convincerlo che è davvero nobile. Piano piano, Lenza si lascia suggestionare. Comincia a comportarsi come un gentiluomo e chiede di vedere sua moglie. Arriva Bartolomeo, il paggio del Signore, travestito da moglie nobile di Lenza. Finge grande amore e devozione. Lenza, divertito e un po’ imbarazzato, non capisce bene come comportarsi. Quando rimane solo con lei, cerca di portarla a letto, ma la “moglie” finge di dover rispettare un ordine dei medici: gli dice che, per evitare una ricaduta della malattia, devono astenersi dal dormire insieme per un paio di notti. Lenza, seccato ma comprensivo, accetta.
ATTO I
SCENA I – Padova, una piazza
Lucenzio, giovane studente di Pisa, arriva a Padova con il suo servitore fedele Tranio per studiare. Lucenzio dice di voler dedicarsi alla filosofia morale. Tranio però lo invita a non esagerare con la serietà e a godersi anche le arti piacevoli. Lucenzio e Tranio si nascondono per osservare. Arrivano Battista Minola, un ricco signore di Padova, con le sue due figlie: Caterina (la bisbetica) e Bianca. Con loro ci sono due corteggiatori di Bianca: Gremio e Ortensio. Battista annuncia una regola severa: nessuno potrà sposare Bianca finché Caterina, la maggiore, non sarà maritata. La notizia sconvolge Gremio e Ortensio, che amano Bianca ma non vogliono avere a che fare con la sorella terribile. Battista ordina poi che Bianca resti in casa e riceva lezioni di musica e poesia, finché non si risolva la situazione. Caterina reagisce con rabbia, insultando la sorella e il padre. Bianca, invece, risponde con dolcezza e accetta obbediente la decisione. Dopo l’uscita di Battista e delle figlie, Gremio e Ortensio riflettono: per poter sposare Bianca, devono trovare un marito per Caterina. Decidono di unire le forze per il momento e cercare qualcuno disposto a sposarla. Lucenzio, che ha assistito a tutta la scena nascosto, rimane folgorato dalla bellezza e dalla dolcezza di Bianca. Tranio lo avverte che sarà difficile conquistarla, visto che è rinchiusa e può vedere solo i suoi maestri. Allora escogitano un piano astuto. Lucenzio decide di travestirsi da insegnante per entrare in casa di Battista e avvicinare Bianca. Tranio invece prenderà le vesti e l’identità del padrone, fingendosi “Lucenzio di Pisa”. Scambiano i vestiti e istruiscono il servitore Biondello, che deve fingere di essere al servizio del finto Lucenzio. Alla fine della scena si torna brevemente ai personaggi del prologo (Lenza e il paggio travestito da sua moglie). Lenza, ormai convinto di essere un signore, commenta entusiasta la commedia che sta guardando.
SCENA II – Padova, davanti alla casa di Ortensio
Petruccio, giovane gentiluomo di Verona, arriva a Padova per visitare il suo amico Ortensio. Con lui c’è il servitore Grumio. Petruccio gli ordina di “bussare alla porta” di Ortensio, ma Grumio capisce male e crede che il padrone gli dica di picchiarlo. Nasce così un siparietto comico: Grumio si rifiuta, Petruccio lo prende a sberle, finché Ortensio esce di casa per capire cos’è successo. Ortensio accoglie calorosamente l’amico e gli chiede perché sia venuto a Padova. Petruccio spiega che: suo padre è morto, ha ereditato una buona fortuna e ora vuole trovare una moglie ricca per migliorare la propria posizione. Ortensio gli parla di Caterina Minola, la figlia maggiore di Battista: è ricchissima, ma anche bisbetica, testarda e linguacciuta. Petruccio però non si spaventa. Grumio, da parte sua, scherza e conferma che il padrone non teme nessuna donna. Ortensio capisce che Petruccio è l’uomo perfetto per “liberare” Bianca. Così Ortensio propone a Petruccio di andare subito a conoscere Caterina e Battista. Petruccio accetta entusiasta. Ortensio si traveste da maestro di musica per entrare in casa e corteggiare Bianca di nascosto. I due arrivano insieme nella dimora Battisti. Gremio presenta il finto “maestro” e Ortensio, a sua volta, racconta che anche lui ha trovato un musicista per Bianca. Ortensio rivela che Petruccio vuole sposare Caterina. Gremio e Ortensio ne sono felicissimi, perché così finalmente Bianca sarà libera di sposarsi. Si accordano per aiutare Petruccio nel corteggiamento, dandogli denaro o appoggio, se necessario. Tranio, che finge di essere Lucenzio, si presenta come nuovo pretendente di Bianca. Nasce subito una gara di orgoglio tra lui, Gremio e Ortensio: tutti vogliono la stessa donna. Petruccio, più furbo, li riporta alla realtà. Gli altri lo ringraziano e brindano insieme.
ATTO II
SCENA I – Padova, in casa di Battista
La scena si apre con Caterina che maltratta Bianca, legandole le mani dietro la schiena. È gelosa della sorella, perché tutti gli uomini la corteggiano, mentre nessuno vuole sposare lei. Le chiede con rabbia quale pretendente preferisca, accusandola di falsità. Bianca, dolce e remissiva, le risponde che non prova simpatia per nessuno, ma chiede di essere liberata. Caterina, furiosa, la picchia, proprio mentre entra il padre, Battista. Battista rimprovera Caterina duramente per la sua violenza, difendendo Bianca. Libera Bianca e la manda via, mentre Caterina protesta, accusando il padre di preferire la sorella. Entrano Gremio, Lucenzio (travestito da maestro Cambio), Ortensio (travestito da Licio), Tranio (travestito da Lucenzio) e Petruccio, accompagnati da Biondello. Tutti si presentano a Battista con regali e maestri per le figlie. Petruccio si presenta come gentiluomo di Verona, venuto per conoscere Caterina, della quale ha sentito magnifiche lodi. Battista lo accoglie con cortesia, ma lo avverte che Caterina non è facile. Petruccio però insiste: dice di non temere nulla. Ortensio e Lucenzio vengono accettati da Battista come insegnati per Caterina e Bianca. In realtà, entrambi vogliono avvicinare Bianca per corteggiarla in segreto. Battista li fa condurre dalle figlie. Petruccio chiede subito di parlare di dote: Battista gli promette metà dei suoi beni alla morte e ventimila corone subito. Petruccio assicura che, se rimarrà vedova, Caterina avrà tutti i suoi possedimenti. Entrambi quindi stipulano l’accordo economico, ma Battista avverte: prima bisogna verificare che Caterina accetti il matrimonio. Ortensio rientra con la testa fasciata e sanguinante: Caterina gli ha rotto il liuto in testa. Racconta come lei lo abbia insultato e colpito durante la lezione. Petruccio, invece di spaventarsi, ne resta affascinato. Rimasto solo, Petruccio spiega come intende affrontarla: elogiarla qualunque cosa dica o faccia, ribaltando ogni offesa in complimento. Entra Caterina, e comincia un dialogo vivacissimo, pieno di doppi sensi e battute taglienti: lei lo insulta e lui risponde con ironia e parole affettuose. Alla fine, Petruccio afferma di volerla sposare comunque, anche se lei rifiuta. Dice che il padre ha già acconsentito, che la dote è fissata e che “lo voglia o no, la sposerà”. Rientrano Battista, Gremio e Tranio. Caterina protesta, gridando che non vuole sposarsi, ma Petruccio dichiara che sono già d’accordo e che le nozze si terranno domenica. Tutti restano sbalorditi; Battista, pur perplesso, accetta il matrimonio, felice di sistemare finalmente la figlia ribelle. Petruccio saluta tutti, dice che andrà a Venezia per comprare abiti e gioielli per le nozze. Cerca di baciare Caterina, che scappa via. Subito dopo, Battista parla della seconda figlia Bianca, e annuncia che sposerà colui che offrirà la dote più ricca. Segue un duello verbale tra Gremio e Tranio. Tranio vince, promettendo enormi ricchezze e terre, e Battista stabilisce che Bianca sposerà “Lucenzio” se arriverà la conferma scritta dal padre.
ATTO III
SCENA I – Padova, in casa di Battista
Nella casa di Battista, Bianca riceve contemporaneamente due finti maestri: Ortensio (come Licio) e Lucenzio (come Cambio). I due litigano su chi debba insegnarle per primo, ma Bianca impone il proprio ordine e sceglie di ascoltare Lucenzio. Durante la “lezione di latino”, Lucenzio le rivela la propria identità e il suo amore, traducendo un passo come messaggio segreto. Ortensio, mentre accorda il liuto, sospetta qualcosa. Poi cerca anche lui di corteggiarla con una “scala musicale” d’amore, ma Bianca lo respinge con garbo. Un servo interrompe la scena: è tempo di preparare la stanza nuziale di Caterina. Bianca se ne va, lasciando i due rivali soli. Ortensio capisce di non avere speranza e decide di rinunciare a Bianca. Così finisce la scena: Lucenzio ha conquistato il cuore di Bianca, mentre Ortensio abbandona il campo.
SCENA II – Padova, davanti alla casa di Battista
È il giorno fissato per il matrimonio di Caterina e Petruccio, ma lo sposo non si presenta. Tutti sono in agitazione: Battista è preoccupato per la figura che farà di fronte alla gente; Caterina, umiliata e offesa, teme che Petruccio l’abbia presa in giro e, furiosa, esce in lacrime; Tranio (travestito da Lucenzio) cerca di tranquillizzare Battista, assicurando che Petruccio è un uomo serio. Entra Biondello, annunciando che Petruccio sta arrivando ma vestito in modo grottesco e su un cavallo malconcio. Tutti restano scandalizzati. Quando finalmente Petruccio arriva, si comporta con la solita sfrontatezza: saluta allegramente tutti, come se nulla fosse, rifiuta di cambiarsi i vestiti nonostante Battista glielo chieda e insiste per andare in chiesa così com’è. Fuori scena, il matrimonio viene celebrato ma Gremio, tornato dalla chiesa, racconta gli eccessi di Petruccio: ha bestemmiato durante la cerimonia, ha picchiato il prete, ha bevuto e insultato il sagrestano e ha baciato Caterina in modo plateale, scandalizzando tutti i presenti. Tornano gli sposi con gli invitati. Petruccio ringrazia tutti, ma annuncia che deve partire immediatamente, nonostante il banchetto nuziale sia pronto. Tutti cercano di trattenerlo, ma lui è irremovibile. Caterina, ormai stanca delle sue prepotenze, si rifiuta di seguirlo. Ne nasce un battibecco acceso tra i due, dove Petruccio ribadisce la sua autorità da marito. Poi, con gesto plateale, la prende in braccio e la porta via di forza, seguito dal servo Grumio. Dopo la loro uscita, gli altri personaggi commentano divertiti e scandalizzati.
ATTO IV
SCENA I – La villa di Petruccio in campagna
La scena si apre fuori dalla casa di Petruccio. Il servo Grumio entra lamentandosi: è inzuppato, infangato e stremato dal viaggio. Arriva un altro servo, Curzio, e tra i due nasce una scena comica. Grumio racconta che durante il viaggio, Petruccio e Caterina sono caduti nel fango, Caterina è finita sotto il cavallo e Petruccio invece se l’è presa con lui, picchiandolo; i due sposi hanno litigato per tutto il tragitto e Petruccio si è mostrato più bisbetico e furioso della moglie. Grumio avverte i servi che il padrone sta arrivando e li ordina di essere perfetti, puliti e rispettosi, pronti a inchinarsi e ossequiare la coppia. Petruccio entra furibondo: rimprovera i servi perché nessuno lo ha accolto o aiutato a smontare da cavallo. Caterina, bagnata e infreddolita, lo segue in silenzio e con evidente disagio. Successivamente Petruccio, non soddisfatto della cena, afferma che è meglio digiunare e trascina Caterina in camera. Dopo che i due escono, i servi osservano che Petruccio usa la stessa ostinazione e rabbia di Caterina per dominarla. Rientra Petruccio da solo e spiega il suo piano: paragonando Caterina a un falco da addestrare, dice che essa non mangerà né dormirà finché non sarà domata. Racconta che la terrà sveglia tutta la notte, trovando sempre un pretesto per disturbarla. Sostiene che lo farà “per amore e premura”, ma in realtà è un metodo di sottomissione psicologica. Conclude che questo è il modo migliore per “ammaestrare” una moglie ribelle.
SCENA II – Padova, davanti alla casa di Battista
Tranio (travestito da Lucenzio) e Ortensio (travestito da Licio) osservano Bianca e capiscono che è innamorata di Lucenzio, che le sta insegnando fingendo di leggere testi d’amore. Ortensio, deluso, rivela la sua vera identità e decide di rinunciare a Bianca, accusandola di leggerezza. I due uomini, ormai d’accordo, giurano di non corteggiarla più. Ortensio annuncia che sposerà una ricca vedova e se ne va. Tranio rivela poi a Bianca e Lucenzio che Ortensio è partito e scherza sul “domare” le mogli, come fa Petruccio. Arriva quindi Biondello, che annuncia l’arrivo di un vecchio mercante. Tranio lo incontra e, con l’astuzia, lo convince a fingere di essere Vincenzo, il padre di Lucenzio, per garantire la dote del matrimonio con Bianca. Il mercante accetta e Tranio lo porta con sé per preparare l’inganno.
SCENA III – Stanza in casa di Petruccio
Caterina lamenta a Grumio la fame e la stanchezza causate dai capricci e dalle imposizioni di Petruccio, che vuole addomesticarla. Chiede a Grumio di procurarle da mangiare, ma la discussione sui piatti diventa vivace e comica. Entrano Petruccio e Ortensio: Petruccio porta un piatto di carne e tenta di farla mangiare con gentilezza, ma Caterina continua a lamentarsi e a resistere. Si presenta il sarto e il merciaio con vestiti e cappelli per il matrimonio, ma Caterina critica duramente il taglio e la foggia, scatenando un litigio con il sarto. Grumio e Petruccio si intromettono per difendere le loro ragioni e alla fine, il sarto se ne va. Petruccio rassicura Caterina, spiegandole che la semplicità delle vesti non diminuisce la sua bellezza né il loro onore. Decide di riportarla a casa del padre in abiti modesti, valorizzando lo spirito sopra l’apparenza. I due discutono sul momento della partenza, ma Petruccio stabilisce che si partirà quando vuole lui. La scena termina con i tre che escono verso la casa del padre di Caterina.
SCENA IV – Padova, davanti alla casa di Battista
Tranio (travestito da Lucenzio) accompagna il Pedante (travestito da suo padre Vincenzo) alla casa di Battista per organizzare il matrimonio con Bianca. Tranio istruisce Biondello sul ruolo del Pedante e sulla necessità di mantenere l’inganno. Arrivano Battista e Lucenzio/Cambio, e il Pedante finge di essere il padre di Lucenzio, sostenendo la richiesta della figlia in matrimonio. Battista approva l’unione, concordando la dote e accettando di stipulare il contratto in casa del Pedante per evitare orecchi indiscreti. Lucenzio manda Cambio/Biondello a informare Bianca, affinché si prepari al più presto. Tranio rassicura che tutto procede secondo il piano e accompagna Battista alla mensa. Lucenzio e Biondello discutono, commentando con ironia come Battista sia stato ingannato. Biondello suggerisce di preparare il prete e i testimoni per la cerimonia segreta. Lucenzio insiste perché tutto sia organizzato rapidamente alla chiesa di San Luca. La scena si chiude con Lucenzio che si precipita a sistemare tutto per il matrimonio, lasciando Biondello pronto a collaborare.
SCENA V – Padova, una strada
Petruccio, Caterina, Ortensio e i servi viaggiano verso la casa del padre di Caterina. Durante il percorso, arriva il vero Vincenzo, padre di Lucenzio, ma Caterina inizialmente lo scambia per una giovane donna a causa della luce e della confusione. Petruccio corregge l’equivoco e presenta Vincenzo, che spiega di dirigersi a Padova per incontrare il figlio. Petruccio racconta che la sorella di Caterina è già sposata con Lucenzio e Vincenzo conferma la notizia. Tutti si rassicurano sulla verità della situazione, Vincenzo si sente felice e accetta di unirsi al gruppo nel viaggio. Ortensio conferma che tutto è autentico e non uno scherzo. La scena mostra il successo del piano di Petruccio e la gestione abile di Caterina. La coppia e i genitori si preparano a incontrare Lucenzio. Ortensio rimane indietro, riflettendo sull’insegnamento di Petruccio per ammansire le mogli bisbetiche.
ATTO V
SCENA I – Padova, davanti alla casa di Lucenzio
Biondello accompagna Lucenzio e Bianca verso la chiesa, mentre Gremio attende impaziente il finto Lucenzio. Entrano Petruccio, Caterina, Vincenzo, Grumio e i servi: cercano Lucenzio, ma il Pedante impedisce di parlare con lui, creando confusione. Vincenzo viene scambiato per un impostore. Nel frattempo Lucenzio rivela la sua vera identità, svelando la congiura orchestrata da Tranio: il figlio di Vincenzo si è finto “Cambio” per facilitare il matrimonio con Bianca. Tutti riconoscono la verità: Battista, Vincenzo e Gremio comprendono l’inganno e perdonano Tranio. Lucenzio e Bianca vengono finalmente riuniti, mentre Petruccio e Caterina osservano divertiti la scena. La situazione si risolve con felicità, tra riconciliazioni, abbracci e preparativi per il banchetto finale.
SCENA FINALE – Padova, la casa di Lucenzio
La scena si svolge attorno a una tavola imbandita, con tutti i protagonisti riuniti: Battista, Vincenzo, Gremio, il Pedante, Bianca, Petruccio, Caterina, Ortensio con la sua vedova, Tranio, Biondello, Grumio e i servi. Lucenzio e Petruccio accolgono calorosamente i parenti e gli amici, sottolineando la gioia della riconciliazione e il piacere di condividere la festa. La conversazione è vivace e spiritosa, con battute sulle mogli e sulle rispettive “obbedienze” e comportamenti. Si parla della scommessa tra i mariti sulla prontezza delle mogli a obbedire: Petruccio e Lucenzio puntano sulla pronta risposta delle rispettive spose, mentre Tranio e gli altri osservano divertiti l’evolversi della situazione. Le mogli, inizialmente riluttanti, vengono infine convocate da Biondello e Caterina che, con un gesto simbolico, mostrano la loro obbedienza. Caterina prende la parola per spiegare la virtù dell’obbedienza con un lungo discorso: paragona la sottomissione alla fedeltà di un suddito verso il proprio principe, sottolineando come una donna testarda e disobbediente sia dannosa per sé stessa e per l’armonia familiare. Le parole di Caterina sono rivolte anche alle altre donne presenti, dimostrando maturità e consapevolezza, e mostrano la sua trasformazione da donna bisbetica a moglie docile e rispettosa. Petruccio, soddisfatto, loda Caterina e la ricompensa con affetto, abbracciandola e portandola via con sé. Lucenzio e Bianca, così come Ortensio e la sua vedova, osservano la scena, confermando l’ordine e la pace matrimoniale. La scena si chiude con la vittoria di Petruccio nella scommessa, che simboleggia la sua piena conquista della moglie e il trionfo dell’armonia familiare, mentre gli altri riconoscono l’abilità e il “miracolo” di aver addomesticato Caterina.
https://shakespeareinitaly.it/bisbetica.html
(SFA, “Storia del Teatro” – Relazione a cura di Giulia Schivalocchi)




