Presentazione

L’epoca vissuta da don Bosco non fu per Torino probabilmente migliore o peggiore di quella che i giovani vivono oggi. Nel 1845 il mondo stava cambiando: la rivoluzione industriale era in atto e non era facile capire quale futuro si stava preparando. Oggi viviamo un tempo di cambiamenti sociali e la crisi dell’occupazione si ripercuote sui giovani demolendo certezze e speranze. A rendere drammatica questa situazione locale contribuiscono tensioni internazionali e conflitti che aumentano l’angoscia per il futuro. Lo spettacolo riflette su un uomo che ha affrontato il suo tempo, vivendo la fame, la paura, il dolore, la perdita, ma inseguendo un sogno nonostante difficoltà a volte parse insormontabili e che l’hanno condotto, a soli trent’anni, ad un passo dalla morte. Tutt’altro che un opera celebrativa ed encomiastica, “Solo chi Sogna” propone una rilettura della storia di don Bosco da un punto di vista non consueto che fa suo l’appello di Papa Francesco ai giovani: “Non abbiate paura di sognare cose grandi!”.


La Trama


Torino1845. La Marchesa Giulia Colbert in Barolo assume don Bosco come cappellano e lo destina provvisoriamente a seguire le ragazze del Rifugio, “giovani donne ferite nel corpo e nell’anima”; concede nello stesso tempo alcuni spazi per le attività del suo oratorio. Questa attività del giovane prete non è subito accolta e compresa: vi sono resistenze da parte del clero. Un ecclesiastico in carriera raccoglie e alimenta l’avversione nei confronti dell’oratorio. Stringe alleanza con la signora Mimì, la padrona di casa Bellezza, per ottenere informazioni su don Bosco. La Marchesa Barolo comincia a preoccuparsi per la salute di Don Bosco che lavora troppo: gli chiede di lasciare i giovani e dedicarsi solamente alle ragazze del Rifugio, ma lui non accetta. Verrà licenziato e l’oratorio dovrà spostarsi nella nuova sede a San Pietro in Vincoli ottenuta dal comune: ma lo schiamazzo che fanno i giovani disturbano la quiete del luogo e vengono subito scacciati con un ordinanza del Prefetto. Giovanni Borel, amico di don Bosco, cercherà di farlo ragionare e per il suo bene gli chiede di ridimensionare i suoi sogni. Quando tutte le strade paiono chiuse e don Bosco, colpito da un’improvvisa malattia sembra vicino alla morte, gli eventi volgono per un altro verso.


La Favola

La vicenda storica, che si attiene a fatti storici realmente accaduti si intreccia con la favola, frutto dell’interpretazione dell’autore.


Ravveduta


La marchesa Barolo investiva i suoi averi in diverse attività caritatevoli: una di queste ospitava le giovani Ravvedute. Ravveduta è una di queste giovani donne a cui è affidato il compito di narrare al pubblico il suo punto di vista. Apre lo spettacolo presentando il contesto storico: siamo a 30 anni dal Congresso di Vienna, tempo di Restaurazione, a Torino regna Carlo Alberto. Strada facendo lo spettatore vedrà Ravveduta diventare la Pastorella che appare in sogno a don Bosco e infine sarà colei che ispirerà a Pancrazio Soave l’idea di offrire in affitto un luogo, salvando così l’oratorio. In conclusione diventa evidente che Ravveduta rappresenta l’azione della “Divina Provvidenza” nella vita di Don Bosco.


Torino Magica


Si dice che Torino sia uno dei centri magici più intensi e interessanti a livello mondiale della magia bianca, ma anche della magia nera: l’autore ha voluto concentrare in una figura, chiamata l’Antagonista, l’aspetto negativo, o se vogliamo oscuro della città. Antagonista rappresenta la difficoltà del clero del primo 800 ad accettare la novità proposta da don Bosco, rappresenta anche i dubbi (le tentazioni) che assalgono lo stesso giovane prete, rappresenta le istituzioni pubbliche che temono o sono infastiditi dall’oratorio e rappresenta, infine, le entità negative che intervengono ad ostacolare l’azione di don Bosco. Antagonista stringe un patto con Mimì, la signora che gestisce casa Bellezza, per ottenere informazioni che possano incastrare il giovane prete. Storicamente è dimostrato che nel 1845 c’era, proprio accanto a dove oggi sorge la Basilica di Maria Ausiliatrice, un edificio chiamato “Casa Bellezza”. Mimì viceversa è un nome di fantasia per un personaggio che rappresenta l’esatto contrario di don Bosco, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con il mondo giovanile: mentre uno libera i giovani, l’altra li rende schiavi. Entrambi condividono la passione per lo spettacolo: ma mentre lo spettacolo di don Bosco è arte, quello di Mimì è commercio.


Don Bosco che balla


E, in SOLO CHI SOGNA, Don Bosco balla, arte che storicamente non ha esercitato, arte che è stata bandita per decenni dagli istituti salesiani. Ballando vince l’atteggiamento sospettoso delle ragazze del Rifugio, ottenendo un sorriso. Quando i giovani riceveranno la notizia che don Bosco è in fin di vita, Ravveduta inizierà la danza, quella stessa che da lui avevano imparato, coinvolgendo tutti i giovani… Questa danza terrà in vita Bon Bosco.