Il diritto al Lavoro

I primi giorni di Maggio del 1886 erano state proclamate alcune giornate di sciopero a Chicago con lo scopo di ottenere contrattualmente la giornata lavorativa di 8 ore. Queste giornate furono segnate da gravi incidenti, molte furono le vittime tra civili e agenti. All’epoca era la norma lavorare dalle 10 alle 12 ore al giorno, se non di più. Già da alcuni anni in diverse parti del mondo i sindacati lottavano per un orario lavorativo accettabile e per condizioni di lavoro migliori e numerose proteste vennero organizzate negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Molti lavoratori furono uccisi durante gli scontri con la polizia in diverse parti del mondo, altri vennero arrestati e poi, come nel caso dell’Illinois negli Stati Uniti, processati come mandanti delle violenze e quindi condannati a morte. La data del primo Maggio viene fatta risalire a diversi tristi episodi, che segnarono la battaglia operaia, tra cui quello di Chicago. Nel 1889 a Parigi La Seconda Internazionale (erede della prima Internazionale, Associazione Internazionale dei Lavoratori) proclamò il 1° Maggio come giornata internazionale dei lavoratori.

Soltanto pochi anni dopo, l’8 marzo del 1908, a New York morirono 219 lavoratrici: le operaie stavano occupando da diversi giorni l’Opificio Cotton, la fabbrica dove lavoravano, per chiedere un sostanziale miglioramento delle condizioni lavorative, il proprietario aveva fatto sbarrare le uscite dall’esterno in modo che non avessero modo di informare l’opinione pubblica sui motivi della loro protesta, un incendio appiccato alla fabbrica non lasciò via di scampo alle 219 operaie. La festa dell’8 marzo, che è oggi snaturata purtroppo del suo originale significato, è stata istituita per ricordare quell’avvenimento, una pagina importante della storia della lotta dei lavoratori e lavoratrici, che è segnata purtroppo da molti altri simili tragici episodi. Un esempio è del I maggio 1947 in Sicilia (Portella della Ginestra): durante un comizio a cui parteciparono numerosi braccianti persero la vita 8 contadini e molti altri furono feriti.

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Il lavoro non è un lusso, non è una comodità, ma è un diritto fondamentale dell’individuo, perché è grazie al diritto al lavoro che può realizzarsi il diritto della persona di aspirare a un progresso materiale e allo sviluppo spirituale. Al lavoro sono strettamente connessi altri diritti, in primo luogo il diritto ad una vita dignitosa, che veda non soltanto il soddisfacimento dei propri bisogni primari, ma anche il diritto all’istruzione per i propri figli, e molti altri ancora.

Le organizzazioni sindacali in diverse parti del mondo hanno a lungo e duramente lottato per i diritti dei lavoratori, dando un forte segnale alla società: le decisioni e le azioni in campo economico, politico e sociale devono essere orientate ai valori della solidarietà, dell’eguaglianza e del diritto. In una società complessa, come quella globalizzata, il sindacato si trova a dover difendere non soltanto i diritti dei lavoratori in quanto tali, ma i diritti generali a una vita dignitosa, all’istruzione, alla libertà d’espressione, ecc. Le organizzazioni sindacali oggi sono insomma diventati in alcune parti del mondo i primi attivisti dei diritti umani. Questo dimostra come i diritti dei lavoratori siano strettamente connessi a quelli più generali. Purtroppo in alcuni paesi le organizzazioni sindacali sono ancora illegali e in altri, dove sono stati legalizzati, gli attivisti sindacali sono comunque oggetto di violenza e persecuzione, così come i semplici lavoratori che lottano per affermare i propri diritti..

Una breve analisi dei trattati dell’ILO, WTO e ICFTU (International Confederation of Free Trade Union) mette in luce che se le condizioni lavorative nei paesi poveri o “in via di sviluppo” sono molto gravi e vedono i diritti umani pesantemente calpestati, anche nei paesi che guidano l’economia mondiale e che si considerano all’avanguardia dal punto di vista sociale e politico, i diritti dei lavoratori non sono completamente garantiti, quando addirittura violati. Per quanto la discriminazione sia proibita per legge, persiste un’ampia differenza nelle paghe tra uomini e donne e tra differenti gruppi etnici. Inoltre problemi quali il lavoro minorile, lavoro forzato, lo schiavismo sono ancora ampiamente presenti anche in Europa.

Gli Emirati Arabi ad esempio, per quanto membri dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e abbiano ratificato 6 delle otto Convenzioni fondamentali, a tutt’oggi considerano illegali i sindacati. La Cina ha ratificato soltanto 4 Convenzioni dell’ILO e i diritti dei sindacati sono estremamente ristretti e soggetti a diverse forme di discriminazione e persecuzione, inoltre vi sono continui problemi con il lavoro minorile e il lavoro forzato. Per quanto la discriminazione sia proibita per legge, questa continua a verificarsi. Ma questo non capita soltanto in paesi in via di sviluppo. Si pensi che gli Stati Uniti hanno ratificato, secondo il Rapporto del 2006 del WTO (World Trade Organization) e Labour Standards (standard lavorativi sviluppati e promossi dall’ILO), soltanto due delle otto Convenzioni dell’ILO. Il Rapporto mette in rilievo, oltre a seri problemi relativi al lavoro minorile, il fatto che il diritto allo sciopero e all’organizzazione sindacale è sottoposto a gravi restrizioni, in particolare per il settore pubblico e per alcune categorie di lavoratori nel settore privato