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Approfondimento: Il colonialismo

Con il termine "colonialismo" si vuole indicare la politica di conquista di territori lontani e delle loro risorse (materiali e umane) attuata dalle potenze europee a partire dal XV secolo.

La prima fase del colonialismo
Il colonialismo si sviluppò a partire dal XV secolo, in seguito alle esplorazioni geografiche. Le prime nazioni europee che avviarono il processo di colonizzazione furono Spagna e Portogallo, queste si diressero essenzialmente nelle Indie Orientali e in America centrale e meridionale. Seguirono la Gran Bretagna e la Francia, che si mossero verso l’America settentrionale, l’Asia, l’Africa e nel Pacifico.

La seconda fase del colonialismo
Durante la seconda metà del XIX secolo iniziò la seconda fase dell'espansione coloniale. La spinta venne sia dagli interessi europei già radicati nelle periferie degli imperi – come in Australia, dove i coloni erano penetrati sempre più profondamente nell'entroterra alla ricerca di terre coltivabili e di nuove risorse – sia dalle esigenze poste dallo sviluppo del sistema industriale, cioè quelle di trovare materie prime a buon mercato e sbocchi per le merci.

La fine del colonialismo
Il crollo degli equilibri di potere in Europa e le due guerre mondiali nel XX secolo segnarono la fine del colonialismo. Le colonie iniziarono a ribellarsi, gli stati europei persero la loro influenza politica e militare. Infine in molti, anche in Europa, iniziarono a condannare il colonialismo, così dal 1945 le colonie a poco a poco proclamarono la loro indipendenza.

Le cause del colonialismo
Le ragioni della corsa alle colonie sono molteplici e controverse.
Per quanto riguarda la prima fase del fenomeno, quella avviatasi nel XV secolo in seguito alle grandi esplorazioni, i motivi sono vari: il prestigio delle monarchie e delle nazioni; la possibilità di impadronirsi di immense risorse, attraverso il controllo di territori incontaminati; l'intento di diffondere la propria civiltà (le leggi, i costumi, la religione) tra popoli considerati "selvaggi".
Il colonialismo della seconda fase conservò alcune di queste giustificazioni, ma prevalsero le motivazioni economiche e strategiche. Vi furono interessate non soltanto le maggiori potenze europee, ma anche le due nuove potenze internazionali, Stati Uniti e Giappone. Per i paesi che stavano vivendo un rapido e massiccio sviluppo industriale diventò importante dare valore ai propri prodotti: occorreva quindi esportarli e non permettere che merci straniere penetrassero nel mercato.
Alla base del colonialismo c’è un complesso di ragioni – politiche, militari, economiche, culturali ecc. –che, nel corso di cinque secoli, influì sullo sviluppo di interi continenti.

Gli effetti del colonialismo
Il colonialismo contrasta con il diritto dei popoli all'autodeterminazione: questo significa che un popolo ha il diritto di decidere liberamente sulle proprie sorti, un altro popolo non può decidere al posto di un altro. Il diritto all’autodeterminazione è stato riconosciuto soltanto negli ultimi decenni, infatti i governi del XIX secolo erano spesso convinti che i popoli "civilizzati" avessero la responsabilità morale di guidare i popoli "arretrati" e di recare loro i frutti della cultura occidentale.
Gli effetti del colonialismo non sono stati uguali per tutti.
Le potenze coloniali ne hanno tratto generalmente molti benefici: ad esempio l’opportunità di emigrare nella colonia, l’espansione del proprio commercio, la possibilità di accedere a risorse nuove e importanti, e soprattutto molto denaro. Allo stesso tempo però i colonizzatori dovettero provvedere all'amministrazione, all'assistenza tecnica e alla difesa delle colonie.
Per chi lo subì, il colonialismo ebbe, da una parte, indiscutibili effetti negativi: i modi di vita tradizionali furono cancellati, le culture distrutte e interi popoli soggiogati o sterminati. Le colonie si ritrovarono a produrre ciò che non consumavano e consumare ciò che non producevano: restarono totalmente dipendenti dal mercato estero. Il colonialismo lasciò i governi in mano ai pochi ricchi (proprietari di grandi distese di terra oppure di immensi giacimenti minerari), che non furono capaci o non vollero rendere democratico il paese. D'altra parte, il contatto con la cultura europea portò ai popoli colonizzati indiscutibili benefici nel campo della medicina, dell'istruzione, della disponibilità delle nuove tecnologie.
Spesso però le popolazioni locali non avevano le conoscenze necessarie per poter godere autonomamente di questi benefici.
Ancora oggi le ex colonie mancano di strutture politiche ed economiche adeguate. Per molti anni ancora gli effetti negativi del colonialismo peseranno sul futuro di molti paesi del mondo: questi sono visibili negli aspri e frequenti conflitti che sconvolgono l’Africa, nella povertà estrema di regioni come l’India e la Birmania. Il rischio per queste regioni è che la loro debolezza li renda una facile preda di nuove politiche di conquista da parte di altri stati più forti.