Il Gigante Egoista

La globalizzazione

Con il concetto di globalizzazione si intende una crescente integrazione fra le diverse parti del globo, che avviene grazie a flussi sempre più frequenti e rapidi di oggetti, persone e informazioni. Il processo interessa le economie, le culture e il costume dell’intero pianeta.

Un po' di storia
Il processo di integrazione, definito con il termine di “globalizzazione” prese avvio già all’inizio del secolo scorso, con la rivoluzione industriale, che interessò dapprima l’Inghilterra e quindi l’Europa, gli Stati Uniti e il Giappone. Da un sistema economico fondamentalmente chiuso, basato sulla crescita di un’economia a scapito di un’altra, si è passati nel volgere di pochi anni a un sistema in cui l’industrializzazione rendeva come necessaria la liberalizzazione degli scambi e la mobilità territoriale di persone e tecnologie, destinata a divenire sempre più intensa. Il treno ha permesso di avvicinare le distanze, ha reso in qualche modo il mondo un po’ più piccolo; ancora oggi l’invenzione di nuovi mezzi di trasporto, sempre più veloci, prosegue una simile tendenza. Un contributo importante, che ha reso il mondo ancora più piccolo, è venuto dalla rivoluzione informatica e soprattutto dalla possibilità di integrare i sistemi informatici con quelli delle telecomunicazioni. Internet ha conferito a questo fenomeno una dimensione di massa.

Globalizzazione economica
Le nuove possibilità di comunicazione hanno finito per condizionare i sistemi di produzione e di commercializzazione: i contatti diretti tra produttori e consumatori non sono più necessari, le imprese possono trasferire buona parte della loro attività in paesi diversi mantenendosi in collegamento attraverso reti di computer. L’opportunità di accedere a mercati mondiali modifica anche lo spirito concorrenziale delle imprese, che si trovano ora a competere non soltanto con le aziende presenti sul territorio nazionale, ma anche con quelle che hanno sede in altre parti del mondo. La concorrenza riguarda la fase di produzione e di commercializzazione, ma anche il mondo del lavoro: molti stabilimenti produttivi sono stati trasferiti nelle regioni asiatiche per poter sfruttare una forza-lavoro meno costosa, meno sindacalizzata e meno gravata da oneri sociali (assistenza sanitaria, assicurazione, contributi statali).
La multinazionale è un’organizzazione aziendale nata appunto in un sistema economico globalizzato: le unità produttive (stabilimenti, filiali commerciali, ecc.) sono dislocate in paesi diversi, ma la direzione resta nel paese di origine insieme alle attività a più alto valore aggiunto (la ricerca, la progettazione, la pianificazione). La decisione di un’impresa di impegnare i propri capitali all’estero dipende in primo luogo dalla possibilità di aggirare le barriere doganali e sfruttare i vantaggi che ogni singolo paese presenta: la disponibilità immediata delle materie prime e delle risorse energetiche a costi nettamente inferiori, i salari più bassi dei lavoratori e l'assenza dei più elementari diritti alla sicurezza e alla salute, eventuali agevolazioni finanziarie e fiscali offerte dai governi locali.
Alla base della forte espansione delle multinazionali ci sono anche motivazioni politiche: le multinazionali erano il tramite con cui i paesi industrializzati stabilivano rapporti di collaborazione, ma anche di dominio, con i paesi in via di sviluppo.
A partire dagli anni Sessanta il fenomeno delle multinazionali ha assunto dimensioni enormi, all’inizio degli anni Novanta i gruppi più grandi hanno raggiunto un volume d’affari che eguaglia e supera i bilanci statali e lo stesso prodotto nazionale lordo di alcuni Stati.
La tendenza all’omologazione avviene anche per quello che riguarda i consumi: ad esempio una stessa bevanda, ovunque sia prodotta, viene consumata a New York come a Pechino, uno stesso paio di scarpe viene venduto a Torino come a Singapore.

Globalizzazione finanziaria
Attraverso le reti telematiche è possibile spostare capitali, acquistare titoli azionari, effettuare qualsiasi tipo di azione speculativa semplicemente digitando un tasto del computer. Le borse (luoghi in cui avviene la compra-vendita di azioni delle più grandi società) di tutto il mondo diventano un unico grande mercato aperto 24 ore al giorno. L’andamento dei titoli azionari della borsa di New York può influenzare la borsa di Tokyo e viceversa: si è realizzato un sistema di relazioni e interdipendenze tale che un avvenimento produce effetti in parti diverse del globo terrestre.

Globalizzazione mediatica
A livello mediatico, ci si riferisce alla diffusione di mezzi di comunicazione globali, come Internet. Il termine vuole indicare anche la progressiva diffusione di notizie su soggetti internazionali nei notiziari locali. Oggi le notizie corrono velocemente, basti pensare all’attacco che ha provocato la tragedia dell’11 Settembre a New York, tutto il mondo ha assistito in diretta al crollo delle Twin Towers. Sempre più si parla anche di “guerra mediatica”: insinuazioni, ultimatum e dichiarazioni vengono effettuate pubblicamente attraverso l’uso dei nuovi media. Anche il terrorismo sfrutta le potenzialità della televisione e di internet, lanciando minacce e creando un clima di paura e di angoscia in un sistema in cui è quasi impossibile stabilire l’effettiva provenienza di un’informazione.

Globalizzazione culturale
La globalizzazione è evidente per quello che riguarda il consumo culturale: oggi vediamo film e programmi televisivi, leggiamo libri provenienti da ogni parte del mondo. Attraverso questi strumenti vengono veicolati conoscenze, mode, fenomeni sociali, perfino il sentire religioso (si pensi alla diffusione del movimento New Age, sviluppatosi a partire dagli anni Ottanta negli Usa).
Infine il termine "globalizzazione" è utilizzato anche per indicare che nell'epoca contemporanea ci si trova spesso a rapportarsi con le altre culture, sia a livello individuale a causa di migrazioni stabili, sia nazionale, nei rapporti tra gli stati. Spesso ci si riferisce anche all'elevata e crescente mobilità delle persone con una permanenza limitata nel tempo (turisti, uomini di affari, ecc..). Un intenso flusso migratorio ha portato migliaia di persone dalle regioni del Sud del mondo, povere e depresse, a quelle del Nord industrializzato. Tale processo ha favorito l’incontro tra culture diverse, le città occidentali hanno assunto connotati “cosmopoliti”, luoghi in cui è possibile venire in contatto con persone di culture e tradizioni diverse. Molte società occidentali però non hanno legislazioni e strutture adeguate ad accogliere un così alto numero di immigrati. Spesso l’immigrazione viene vissuta come un problema di ordine pubblico, genera paure e tensioni sociali. Anche per questo si risvegliano pensieri razzisti o comunque sentimenti egoistici e intolleranti.

La globalizzazione dei diritti
Nella coscienza dei popoli si sta consolidando la necessità di stabilire alcuni diritti imprenscindibili che valgano a livello globale, insieme all'impegno concreto per un mondo migliore al di là dei propri interessi personali e dei confini nazionali. Si parla sempre più spesso di "globalizzazione dei diritti" e perciò di rispetto dell'ambiente, di eliminazione della povertà, di abolizione della pena di morte e dell'affermazione dell'emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo.

La globalizzazione alternativa
Di pari passo alla diffusione di notizie su scala mondiale ed alla progressiva presa di coscienza delle problematiche globali, cominciano a svolgersi grandi manifestazioni con la partecipazione contemporanea in numerose località di decine di milioni di persone.

Riflessioni conclusive
Il processo di globalizzazione contribuisce a fare del pianeta un unico “villaggio globale”, all’interno del quale le diverse società, caratterizzate ognuna da una storia e una cultura particolare, sono ora accomunate dal guardare le stesse trasmissioni TV e gli stessi film, dal ricevere le stesse informazioni sui medesimi eventi, dall’ascoltare la stessa musica e dal condividere gli stessi miti.
Esistono alcuni risvolti negativi. In campo economico, l’espansione delle multinazionali e il trasferimento degli stabilimenti in paesi in via di sviluppo ha messo in crisi il Welfare State, cioè quel sistema di protezione sociale, che si è diffuso soprattutto in Europa per offrire al lavoratore una serie di garanzie accessorie al lavoro (assistenza sanitaria, assicurazione, garanzie per la conservazione del posto di lavoro, ecc.). Il Welfare State risulta oggi troppo costoso, anche a causa di una gestione (dal punto di vista legislativo) inefficiente; le multinazionali spostano così le proprie fabbriche determinando dei bacini di disoccupazione sempre più ampi in Occidente e sfruttando un sistema, in Oriente, che nega ogni diritto sindacale.
Infine occorre sottolineare che la globalizzazione, come fenomeno economico e comunicativo, non sempre procede di pari passo con la mentalità collettiva. I tempi di trasformazione sono diversi: la società si sta trasformando in termini rapidissimi, ma la mentalità collettiva ha bisogno di tempi molto più lunghi.
Il mondo diventa sempre più complesso ed è sempre più difficile comprendere le relazioni che si instaurano tra gli eventi.