Settore non profit

Il termine “non profit” significa letteralmente “senza profitto” e distingue quelle attività o organizzazioni di tipo economico, sociale o partecipativo, caratterizzati dal fatto che il profitto prodotto viene interamente reinvestito nell’attività dell’impresa. Recentemente il non-profit si è espanso a tal punto da meritarsi l’appellativo di “terzo settore”. L’attività di queste organizzazioni si trova infatti a metà tra il settore pubblico e quello privato: gli obiettivi di solidarietà vengono perseguiti con un’efficienza e una mentalità tipicamente imprenditoriali. I contesti in cui tali aziende agiscono sono molteplici e diversi, si va dalle associazioni culturali a quelle sportive, dalle società mutualistiche agli enti di beneficenza, dalle fondazioni alle associazioni di volontariato. Le legge n. 662 del 1996 definisce le organizzazioni non-profit come Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale, le ONLUS. È possibile quindi distinguere tre tipologie: le cooperative sociali, l’associazionismo sociale e il volontariato.

L'associazionismo sociale

La forma giuridica dell’associazione riunisce molti gruppi eterogenei per finalità, scopi e attività. Alcune grandi associazioni (come l’ARCI, l’ENDAS, l’ACLI...) offrono un sostegno gestionale e organizzativo ai gruppi aderenti. Recentemente, dopo la progressiva riduzione dei fondi destinati alla cultura, sono nate molte associazioni che operano anche in questo ambito: dall’organizzazione di spettacoli alla pubblicazione di riviste, all’organizzazione di mostre, fiere, ecc. Nello stesso tempo i minori contributi statali destinati alle associazioni hanno spinto alla ricerca di posizioni di nicchia, cosa che ha accresciuto la qualità dei servizi e delle attività proposte.

Le cooperative sociali

Sono forme organizzative nate intorno agli anni Settanta, caratterizzate da obiettivi solidaristici o mutualistici. I soci della cooperative vengono distinti in tre categorie:

  • i soci prestatori: svolgono una normale attività lavorativa e vengono quindi retribuiti dalla
    cooperativa;
  • i soci volontari: svolgono l’attività in maniera volontaria e gratuita, per costoro è prevista soltanto la copertura assicurativa e il rimborso delle spese sostenute;
  • i soci fruitori: persone svantaggiate ai quali la cooperativa permette di accedere al mondo del
    lavoro.

La legge prevede per queste organizzazioni dei vantaggi dal punto di vista organizzativo e contributivo. Un rischio è costituito dalla dipendenza dai finanziamenti pubblici, che tende a trasformare le cooperative in bacini di consenso elettorale. È necessario che le cooperative sociali acquisiscano un’autonomia gestionale e finanziaria per potersi rendere indipendenti da ogni sorta di pressioni e condizionamenti.

Associazioni di volontariato

Il volontariato è quel servizio svolto gratuitamente dai cittadini, sia come singoli, sia in forma associata per esprimere solidarietà e partecipazione all’interno di una società. I problemi concreti affrontati dalle associazioni di volontariato si possono suddividere in tre grandi aree:

  • il servizio alle persone: assistenza agli anziani, ai malati in ospedale, ai carcerati ed ex-carcerati e alle loro famiglie, sostegno ai diversamente abili,...
  • l'ambiente e la cultura: tutela dell'ambiente e dei beni culturali e dell'erogazione di servizi socioculturali, lotta all'inquinamento, difesa e recupero del patrimonio archeologico, del folclore e delle tradizioni locali, la difesa e la protezione di animali, manifestazioni di diverso genere in ambito artistico (concerti, cinema, mostre e spettacoli), scuola popolare, corsi di ogni genere per ogni età,...
  • l'educazione alla mondialità: progetti di aiuto e sostegno nei Paesi del Terzo Mondo, in collaborazione con le autorità locali, aiuti di emergenza e di prima necessità, sostegno e solidarietà agli immigrati, appoggio a profughi e nomadi, progetti di adozione a distanza di bambini o ragazzi di paesi in via di sviluppo o in guerra,...

Continua

Per agire con efficacia le associazioni di volontariato necessitano di un sostegno adeguato da parte delle istituzioni e di leggi che facilitino lo svolgimento dell’attività di volontariato e ne promuova la diffusione. La prima legge ad occuparsi del volontariato è la n. 266 (11/08/1991): assicura alle organizzazioni benefici di carattere economico, sia attraverso la defiscalizzazione, sia attraverso la gestione di servizi territoriali (secondo specifiche convenzioni stabilite con le amministrazioni locali). Questa legge prevede inoltre una specifica formazione al volontariato e la possibilità per chi vi si dedica di ottenere un orario di lavoro più elastico. Presso ogni regione sono istituiti dei fondi speciali attraverso appositi finanziamenti delle Casse di Risparmio.

Oggi il fenomeno del volontariato assume connotati diversi in relazione alle aree geografiche, le regioni devono amministrare finanziamenti sempre più scarsi. È stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Osservatorio specializzato, che ha lo scopo di valorizzare il volontariato anche attraverso interventi di natura economica.

Secondo l'ultima indagine Istat disponibile (2003), sono circa 27.000 le organizzazioni di volontariato attive in Italia, di queste poco più di 21.000 sono iscritte agli albi regionali previsti dalla legge quadro (266/91) sul volontariato. Rispetto alla rilevazione precedente, riferita al 2001, l’incremento è stato del 14,9%, mentre rispetto al 1995, esse sono aumentate addirittura del 152,0%. Dai dati raccolti è stato possibile delineare alcune caratteristiche salienti delle organizzazioni di volontariato in Italia:

  • le organizzazioni di volontariato sono maggiormente presenti nelle regioni settentrionali, anche se è evidente un recente aumento anche nel Mezzogiorno;
  • le dimensioni delle organizzazioni sono per lo più piccole, sia come numero di volontari attivi che come quantità di risorse economiche;
  • il volontario tipo è generalmente un uomo tra i 30 e i 54 anni, diplomato e occupato; - i settori dove maggiormente si concentrano le organizzazioni di volontariato sono la sanità e l'assistenza sociale (circa il 55% delle organizzazioni);
  • è cresciuto il numero delle persone che si rivolgono direttamente alle organizzazioni di
    volontariato, senza passare da intermediari, come enti e istituzioni.

Dai dati Istat inoltre si può concludere che la crescita del volontariato in Italia è presente là dove il welfare è più forte, al Nord, quindi non direttamente relazionabile allo smantellamento delle politiche sociali e dei servizi pubblici. I bilanci delle organizzazioni di volontariato rimangono molto poveri e continuano ad essere poco dipendenti dal settore pubblico. Le organizzazioni di volontariato sono generalmente ben radicate nel territorio e sono sempre più composte da volontari adulti e anziani e sempre meno da giovani, cosa che evidenzia una certa perdita di vivacità nel settore volontariato. Un altro dato importante è che, sebbene i settori più gettonati rimangono la sanità e l'assistenza sociale, si assiste recentemente ad una relativa crescita del numero delle organizzazioni anche nel settore delle attività ricreative. Bisogna inoltre aggiungere che il mondo del volontariato è difficilmente censibile, perché molte realtà, come i gruppi di aiuto, i comitati spontanei, ecc, sfuggono alle rilevazioni Istat.

Bisogna anche ricordare che il volontariato non può e non deve supplire alle mancanze dello Stato e degli amministratori, ma piuttosto rappresenta un soggetto politico, responsabile, consapevole e attivo nella società. Per quanto oggi il volontariato abbia perso molto della freschezza culturale e ideale dell'inizio, è più competente, organizzato e meno improvvisato di un tempo. Recentemente al volontariato tradizionale si sono affiancate altre pratiche sociali, come la finanza etica, il microcredito, il commercio equo e solidale, i gruppi solidali di acquisto, ecc, che promuovono l'affermazione di un'altra economia. Da queste nuove esperienze il volontariato potrà rinnovarsi politicamente e culturalmente, riscoprendo l'impegno sociale e il suo ruolo di denuncia, di sollecitazione e di stimolo.