origini della saga

Esistono molte teorie intorno agli avvenimenti reali che possano aver dato origine alla leggenda:

  • un incidente potrebbe aver coinvolto i bambini, ad es. un terremoto (pensiamo a cosa è avvenuto a San Giuliano di Puglia), una frana o un alluvione;
  • un’epidemia potrebbe aver colpito gran parte dei bambini, motivo per il quale potrebbero essere stati portati fuori dalla città nel tentativo di proteggere la restante parte della popolazione, si potrebbe trattare di peste, oppure, in relazione alla danza dei bambini, di qualche malattia connessa alle convulsioni e alla follia;
  • alcuni alludono alla possibilità di una crociata dei bambini, una sorta di pellegrinaggio o campagna militare, dalla quale i bambini non fecero mai ritorno; nel 1212 (data non troppo distante dalla presunta tragedia che coinvolse i bambini di Hamelin) sembra che tale Nikolaus abbia organizzato una crociata cui presero parte moltissimi bambini, reclutati tra quelli più poveri, esistono numerosi resoconti, alcuni contraddittori, relativamente questa vicenda, ma nessuna prova certa che dimostri con precisione cosa sia realmente accaduto;
    i bambini potrebbero aver volontariamente abbandonato le loro famiglie per fondare nuove città, per quanto inverosimile possa sembrare quest’ultima teoria, bisogna pensare che esistono documentazioni relative alla fondazione di nuove colonie nella Germania orientale proprio intorno al 1300;
  • i bambini potrebbero essere stati venduti, cosa non così insolita nel Medioevo.

Probabilmente non si avrà mai la certezza di cosa avvenne, e se poi fosse l’invenzione di qualche scrittore dell’epoca? In ogni caso la storia è riuscita ad attraversare i secoli arricchendosi man mano di nuovi particolari per mano di scrittori o grazie all’incontro con altre leggende.

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Per riscoprire il nocciolo della leggenda di Hamelin occorre recuperare le prime fonti scritte che narrano di questi fatti:

  • il più antico riferimento scritto che fa riferimento alla tragedia avvenuta ad Hamelin è una nota in latino scritta all’incirca 150 anni dopo l’accaduto (1430-1450) ritrovata in un manoscritto di Lüneburg del XIV secolo, che fino al 1936 è rimasto ignoto. Nella nota si racconta che il 26 Giugno del 1284 ad Hamelin un giovane sconosciuto dagli abiti variopinti apparve in città e iniziò a suonare il suo flauto argentato. Al suono del flauto tutti i bambini in numero di 130 lo seguirono fuori dalla città su un monte chiamato Calvario. Lì sparirono insieme al Pifferaio. Le madri cercarono in lungo e in largo i propri bambini, senza trovarne alcuno. Da allora la città datò gli avvenimenti a partire dalla data in cui scomparvero i bambini. L’autore della nota sostiene di avere trovato queste informazioni in un libro antico.
  • Sul muro di una casa di Hamelin (ora nota come “la casa del Pifferaio magico”), costruita all’inizio del 1600 è stata trovata una scritta:
    Anno 1284 am dage Johannis et Pauli ist gewesen der 26. Junii
    Dorch einen piper mit allerley farve bekledet
    gewesen CXXX kinder verledet binnen Hamelen gebo(re)n
    to calvarie bi den koppen verloren
    Approssimativamente la traduzione dovrebbe essere: “Nell’anno 1284 il 26 giugno, giorno di Giovanni e Paolo, un pifferaio vestito in modo variopinto condusse 130 bambini nati ad Hamelin sul Calvario vicino al “koppen” dove scomparvero”. Gli studiosi non sono certi dell’indicazione geografica qui indicata: sembra ai più che con il termine “Calvario” si voglia indicare il luogo della scomparsa, invece il termine “koppen” dovrebbe indicare un monte nelle vicinanze della città.
  • Un altro riferimento alla tragedia è dato da un’iscrizione latina incisa su un portale di pietra del 1556: “Questa porta è stata costruita 272 anni dopo che il mago portò 130 bambini via dalla città”.
  • Ci sono inoltre testimonianze di una decorazione sulla finestra della chiesa di Hamelin datata precedentemente il 1300 che raffigurava l’esodo dei bambini. La decorazione è andata perduta quando nel 1660 fu rimpiazzata con una nuova finestra. In tempi recenti Hans Dobbertin ha tentato di ricostruirla sulla base delle descrizioni, giunte fino a noi. L’immagine mostra il Pifferaio magico e numerosi bambini vestiti di bianco.

Il racconto scritto della leggenda compare per la prima volta nella raccolta “Wunderzeichen” (Prodigi) del teologo Hiob Fincelius nel 1556. L’autore dice che all’incirca 180 anni prima il giorno di Maria Maddalena nella città di Hamelin comparve un uomo, che suonando il suo flauto incantò molti bambini, fanciulli e fanciulle, li condusse su un monte e lì scomparvero. Nessuno seppe mai dove finirono. L’autore scrive anche che i fatti furono registrati nel libro della Città. Secondo questa versione l’evento avvenne il 22 Luglio del 1376 e Fincelius identifica nel suo racconto il Pifferaio con il Diavolo.

La figura dei topi e dei ratti fu introdotta soltanto nelle versioni più tarde, almeno 200-300 anni dopo l’evento. Il topo o ratto è una figura comune nelle fiabe e leggende popolari nonché oggetto di superstizione. Veniva considerato un segno di sventura se i topi lasciavano una casa e, secondo la credenza popolare, erano la personalizzazione di malattie mortali, come la peste, o considerati la trasfigurazione animale di streghe o folletti. Intorno al XVI secolo si diffusero alcune storie e leggende su uomini che, spesso con mezzi magici, si offrivano in cambio di denaro di disinfestare da serpenti, ratti e topi. I topi entrano quindi a far parte della leggenda soltanto nel 1589 in un manoscritto delle “Chronicon Hamelnse”, in cui il Pifferaio compare in città per liberarla dai topi (proprio come i maghi delle leggende popolari), ma non essendo stato pagato giustamente ricompare in città mentre tutti sono in chiesa e suonando il flauto porta via 130 bambini sul monte Calvario.

Nelle versioni successive sono stati aggiunti anche altri elementi, alcuni dei quali sono poi diventati parte integrante della leggenda: i due bambini, uno cieco e uno muto, che sono tornati indietro, diventando i messaggeri e i testimoni della tragedia. Altri elementi, come il ragazzo che torna indietro a prendere la giacca o il bambino zoppo che rimane indietro perché non è abbastanza veloce, compaiono saltuariamente in alcune versioni.

Quando la storia del Pifferaio magico valicò i confini nazionali, contribuì all’emergere di nuove saghe e leggende con nuovi personaggi e nuove ambientazioni.