Il testo

Il Giudice Baketta

Il Giudice osserva la scena e poi interviene sicuro e deciso: non ha incertezze, non ha tentennamenti perché le regole sono chiare.

Questa è la sua città, lui rappresenta il codice di questa citttà: chi non conosce le regole va cancellato senza esitazione. Dopo aver mandato i bambini a casa, si rivolge agli intrusi che hanno osato portare una voce differente sulla piazza, e canta:

Voi credete che il paese vada avanti
Raccontando barzellette o sciocche amenità
Non c’è posto per pavoni e commedianti
Questo Stato è fondato sulla serietà.
Siamo gente che lavora tutto il giorno
Vantiamo fama di decoro e integrità
Non vogliamo sfaticati e perdigiorno
Che dimenano la coda per la mia città

Il giudice Baketta stabilisce criteri inappellabili e chiari, etica trasparente, ma poi subito dopo, nella seconda strofa:

Per le lucciole è in vigore un’eccezione
Approvata dal consiglio all’unanimità
un’emendamento alla costituzione
garantisce l’esercizio in legalità.
Dal tramonto è consentito praticare
Il mestiere perpetuato dall’umanità
L’unico che non conosce recessione
e assicura introiti esenti da fiscalità

Se da una parte, quindi, la stravaganza e l'arte viene bandita perché non remunerativa, dall'altra si accettano sfruttamenti e schiavismi tramite deroghe alle leggi in vigore, che dovrebbero garantire invece i diritti delle persone.
Tante volte i legislatori si pavoneggiano come moralizzatori pubblici, per poi tollerare, o addirittura, favorire traffici squallidi.

I gatti vengono cacciati con il pretesto che non esercitano alcun mestiere riconosciuto come tale. Entra in scena il Sindako, che viene disturbato “mentre sta pranzando”: inflessibile è la legge che lo richiama al suo dovere!
Poveretto, quasi quasi a lui dispiace dover scacciare i Gatti: la sua indole accomodante infatti si illumina alla risposta di Shön, “Ma noi abbiamo un mestiere!”.
Nella replica concessa di fronte al quel tribunale improvvisato in piazza, molto onestamente i Gatti dichiarano che il loro mestiere è:

Dileggiare e canzonare
i potenti e i malandrini

Ammissione di colpevolezza non poteva essere più evidente e il Giudice risponde:

Voi credete che noi siamo così fessi e stolti
d’accettare quattro gatti senza autorità
predicare il lieto annuncio tra facezie e salti
insultando istituzioni con volgarità

 

Il decreto viene firmato.
I Gatti vengon o scacciati e con loro l'allegria e la fantasia.