Commercianti… dell’arte

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Molti giovani si stanno informando per frequentare il prossimo anno una scuola di arte scenica: è importante sapere che in questo campo è facile incappare in vere e proprie truffe, oppure in “enti” che perseguono fini principalmente commerciali.

Commercianti dell’arte

Il commercio non ha niente a che vedere con l’educazione e l’arte: formazione e sensibilità artistica non si comprano al mercato o al supermercato. Gli enti educativi si distinguono proprio perché non hanno finalità di guadagno economico: insegnare arte non è per essi un business!
Coloro che “vendono formazione” intendono il mondo dello spettacolo come un luogo di affari: successo, fama, guadagno sono i loro punti di riferimento.
Normalmente sanno presentarsi molto bene di facciata, curano look e apparenza!
Utilizzano, per esempio, nomi conosciuti al grande pubblico attraverso la televisione: questi artisti spesso sono inconsapevoli, altre volte si adeguano al meccanismo commerciale perché ne hanno un tornaconto.
Purtroppo sono gli artisti da poco affermati quelli maggiormente disponibili a questi compromessi: la fretta di cogliere il momento di fama li rende insensibili al fatto di lasciarsi strumentalizzare per adescare clienti.

Come funziona?

I centri commerciali utilizzano nomi famosi del mondo dello spettacolo per attirare l’interesse degli aspiranti allievi, ma se chiedete di mettere nero su bianco quante ore di lezione terranno nel corso nessuno lo farà mai, e chi lo fa, cioè garantisce per iscritto, è uno di quelli che poi scappa col malloppo.
Attori e cantanti impegnati a livello professionale non possono garantire di seguire un corso annuale con tempi regolari come serve ad un allievo.
Un accademia professionale viceversa deve garantire ai suoi allievi un servizio di formazione e non contatti con attori importanti, non vi pare? Sembra semplice, ma purtroppo dobbiamo prendere atto che molti giovani (e le loro famiglie) preferiscono pagare ingenti somme convinti che, per osmosi, cioè toccando un totem l’arte passi direttamente a loro.
Non è così: imparare un’arte richiede tempo e dedizione, fatica e pazienza, talento e determinazione, passione e disciplina… qualità che nessuno riesce a vendere e nessuno può comprare!
Che cosa succede agli allievi di una delle tante accademie commerciali che nascono “in franchising” come funghi?
Che i corsi vengono tenuti non dai docenti utilizzati nella comunicazione, ma da sostituti, molto spesso improvvisati.
Che gli spazi dove si tengono i corsi non sono adeguati o peggio, fuori norma.
Insomma si risparmia su tutto quello che è fondamentale per definirsi un’Accademia.

La lezione di Stanislavskij

I commercianti dell’arte ci sono sempre stati e sempre ci saranno finché ci sono ingenui che sperano di realizzare i propri sogni di fama e successo con scorciatoie.
Merita qui ricordare quanto insegnava il grande maestro K. S. Stanislavskij:
Ricordate bene quello che sto per dirvi. Il teatro è un arma a doppio taglio. Da una parte sostiene un’importante missione sociale, dall’altra rappresenta un forte stimolo per chiunque voglia servirsene per farsi una carriera. Questa gente approfitta dell’ottusità degli uni e del cattivo gusto degli altri. Gli sfruttatori sono i peggiori nemici dell’arte: bisogna lottare fortemente contro di loro e se non si riesce a correggerli bisogna cacciarli dal palcoscenico.

(Tratto da “Il lavoro dell’attore su se stesso”, ed. Laterza, pag. 37)

L’artista che si presta a tali meccanismi commerciali tradisce l’Arte e diventa responsabile della svalutazione generale del proprio mestiere.
Non servono servi… servono donne e uomini liberi… liberi anche dal denaro e dal proprio ego.

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