angoscia

Angoscia: come è cambiato il concetto nel tempo

L’angoscia è uno stato psichico cosciente caratterizzato da una sensazione di profonda ansia, solitamente condizionata da un sentimento di incertezza e/o problematicità. La psicologia riconosce l’angoscia come uno dei sentimenti umani più autentici, nonostante i tentativi dell’uomo di camuffarla grazie ai diversivi che la vita di tutti i giorni offre.

Paura dell’ignoto

La vita stessa, tanto prima quanto adesso, è però estremamente caratterizzata da cambiamenti quasi sempre tesi all’ignoto.
L’uomo è posto continuamente di fronte a una serie di scelte di cui non può conoscere esattamente l’esito.
Nelle prime società umane l’angoscia era generata dall’andamento naturale dei fenomeni atmosferici. Il tramonto del sole produceva angoscia perché l’uomo non aveva certezza del suo ritorno. E così avveniva per molti eventi naturali. Ci sono voluti migliaia di anni per raggiungere la consapevolezza dei ritmi naturali e dissipare il sentimento dell’angoscia. La mitologia e la religione hanno avuto un’importante funzione per offrire spiegazioni all’ignoto.

La funzione della razionalità

Nell’epoca illuminista, l’indole umana non riesce ad ‘’accontentarsi’’ delle spiegazioni religiose: l’uomo vuole comprendere ciò che lo circonda e imparare a controllarlo. Il ragionamento porta alla conoscenza e, tra culture e dogmi, si va sempre più a riscoprire l’oggettività del metodo scientifico. Purtroppo però, non tutto sembra avere soluzione e, ancor di più, non sempre le soluzioni trovate sembrano essere corrette: il primo novembre del 1755, a Lisbona, un terremoto scosse la città e la sicurezza degli uomini, facendo catastrofe.
Rousseau allora sostenne che l’uomo finiva per essere l’artefice delle proprie disgrazie, e voleva indicare loro come evitarle. Ciò non portò il filosofo a riabilitare la trascendenza religiosa, bensì lo portò a parlare per la prima volta di ‘’responsabilità umana’’.
Rousseau volle ancora commentare il caso di Lisbona, asserendo che non furono rispettate le giuste regole costruttive. Così facendo l’uomo tornò ad essere il centro del mondo, costruendo la convinzione di essere libero: lo studio si affinò fino a raggiungere i più alti livelli di conoscenza.

Angoscia nell’era industriale

Con il successivo avvento dell’industrializzazione e del capitalismo, il progresso divenne il carburante della società, costituendo nell’uomo la volontà di primeggiare su tutti per ottenere più benefici possibili, nascondendo questa necessità dietro all’idea dell’evoluzione umana. Poco dopo arrivò il web e la tecnologia, e così si persero tutti i vincoli spazio-temporali: per l’uomo moderno nulla è più impossibile.
L’idea in cui l’uomo è caduto ha ormai confuso il concetto di “paese tecnologico” e “paese civile”, poiché ha scambiato l’idea di sviluppo tecnologico per progresso.
L’uomo adesso è spinto solo dal desiderio di guadagno, riducendo sempre più lo spazio di crescita dell’umanità: ‘’per far ottenere a me stesso, devo togliere agli altri’’. Il singolo, al solo fine di arricchimento, non nota più i veri pericoli, e inconsapevolmente riduce sempre di più. La società collide, non esiste equilibrio ma si muove per eccessi, e l’uomo, avendo i mezzi per distrarsi, non vuole guardare al problema, poiché si renderebbe conto che le risorse non sono sufficienti e così verrebbe divorato dall’angoscia.
Il fatto di avere vite e problematiche diverse non ci rende effettivamente diversi da chi che ha preceduto. Tanto quanto i greci o gli uomini primitivi non siamo capaci di controllare la nostra realtà: l’angoscia costituisce il nichilismo, sempre più evidente nella nostra società, e ci paralizza.

Angoscia al tempo della pandemia

L’avvento della pandemia da COVID-19 ha aperto il vaso di Pandora e posto la popolazione del mondo intero nuda davanti a se stessa. Non siamo invincibili come crediamo, e soprattutto non possiamo considerarci indipendenti gli uni dagli altri. L’unica vera medicina per l’angoscia è la costituzione del senso comunitario, è la condivisione e la collettività. L’uomo, in quanto animale sociale, non può far fronte alla realtà in solitudine. Se la tecnologia ci aveva portato a credere di poter essere soli, è proprio in momenti di equità, dove tutti siamo obbligati alle stesse situazioni, che sono cadute le maschere, e le poche consapevolezze che ognuno aveva di se si sono sgretolate. Non a caso sono esplosi i casi di disturbi alimentari, disturbi d’ansia e di personalità, con una conseguente necessità di investire sulla salute mentale.
L’uomo si è risvegliato dal “coma” a cui era culturalmente stato soggetto, e da lì non ha potuto più far finta di non vedere.

(SFA, “Filosofia dello spettacolo”, ricerca di approfondimento di Greta Simonetti)

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