La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni | Trama ragionata

bottega caffè

La Bottega del Caffè, composta nel 1750, è una delle più importanti commedie di Carlo Goldoni.
Nato inizialmente come intermezzo in tre parti, l’enorme successo del soggetto spinse il commediografo a tornarci sopra, ampliandolo fino a crearne una commedia in tre atti.
È considerata uno dei suoi testi più fortunati tra le sedici commedie nuove.
La commedia venne rappresentata per la prima volta a Mantova, il 2 maggio di quell’anno 1750, con gran successo.
Fu poi portata a Venezia dove venne replicata per dodici volte.
La Bottega del Caffè presenta alcune peculiarità che la rendono atipica tra gli scritti di Goldoni, tra queste le più evidenti stanno nel titolo e nella storia.
Infatti, i titoli del Goldoni solitamente si rifanno al personaggio protagonista e le storie generalmente sono unitarie, ovvero narrano le vicende le protagonista.
In quest’opera il titolo è invece d’ambiente e la storia stessa è anomala, in quanto corale, d’insieme.

Personaggi

RIDOLFO caffettiere
DON MARZIO gentiluomo napolitano
EUGENIO mercante
FLAMINIO sotto nome di Conte Leandro
PLACIDA moglie di Flaminio, in abito di pellegrina
VITTORIA moglie di Eugenio
LISAURA ballerina
PANDOLFO biscazziere
TRAPPOLA garzone di Ridolfo
Un garzone del parrucchiere, che parla
Altro garzone del caffettiere, che parla
Un cameriere di locanda, che parla
Capitano di birri, che parla
Birri, che non parlano
Altri camerieri di locanda, che non parlano
Altri garzoni della bottega di caffè, che non parlano

Trama ragionata

La Bottega del Caffè – ATTO PRIMO

Scena prima
[Ridolfo, Trappola e altri garzoni]
Si introducono i personaggi di Ridolfo e di Trappola, parlando degli orari della bottega e di come anche il botteghino da gioco di Pandolfo sia già aperto.
Trappola fa notare che non è già aperto, bensì ancora aperto dalla notte prima.
Scena seconda
[Ridolfo e Messer Pandolfo dalla bottega del giuoco, strofinandosi gli occhi come assonnato.]
Entra Messer Pandolfo in Bottega e parla con Ridolfo.
I due discutono sull’abitudine poco saggia di Pandolfo, che pur essendo il proprietario della Bottega del gioco, partecipa alle scommesse.
Pandolfo spiega poi al bottegaio che anche Eugenio ha passato la notte a giocare e che è in debito di 100 zecchini col sig. Conte Leandro e di altri 30 sulla parola.
Ridolfo dimostra la sua buona virtù e la sua onestà di spirito, spiegando che non potrebbe mai fare soldi sulle disgrazie dei clienti e che si è aperto la bottega da onesto lavoratore.
Scena terza
[Don Marzio e Ridolfo]
Entrato Don Marzio dimostra subito di essere uno che da fiato alla bocca e si mette a discutere sull’orario, smentendo quello che dicono il suo orologio e Ridolfo, ma allo stesso tempo difendendo il suo orologio che a sua detta è perfetto.
Finito quel discorso si mette subito a spettegolare sul sig. Eugenio. e di come gli abbia impegnato degli orecchini della moglie per 10 zecchini (ovviamente chiedendogli di mantenerlo segreto).
Don Marzio si fa vanto di come sia affidabile per tenere i segreti altrui, e poi chiama Trappola
Scena quarta
[Trappola dall’interno della bottega, detti.]
Don Marzio incarica Trappola di andare dal gioielliere a far valutare gli orecchini per assicurarsi di essere coperto dei 10 zecchini prestati.
É talmente bravo a mantenere i segreti che rivela subito a Trappola la provenienza degli orecchini, e poi lo manda dal barbiere per vedere se è libero. [esce Trappola]
Don Marzio interroga Ridolfo sulla ballerina presente nella Bottega del caffè, ma il bottegaio dice di non saperne nulla e allora Marzio gli spiega che è protetta dal Conte Leandro.
Scena quinta
[Trappola e Don Marzio]
Entra Trappola che comunica a Don Marzio che può recarsi dal barbiere, ma egli prima di andare chiede anche al garzone se conosce la ballerina.
Trappola spiega che si chiama Lisaura è che ha una relazione con Leandro.
Inoltre Don Marzio dice a Trappola di non farsi problemi a dire in giro che gli orecchini consegnatili appartengono alla moglie del sig. Eugenio.
Scena sesta
[Don Marzio, poi Ridolfo.]
Don Marzio decide di raccontare a Ridolfo tutto quello che sa (e più) sul conto della ballerina, ovvero che è protetta dal Conte e che per ripagarlo è costretta praticamente a fare la cortigiana.
Ridolfo ribatte però, spiegando che la porta di casa del Conte si vede dalla sua bottega e che lui non ha mai visto entrarvi nessuno che non fosse Leandro. Secondo Don Marzio è certo che ci sia una porta sul retro.
Scena settima
[Eugenio dalla bottega del giuoco, vestito da notte e stralunato, guardando il cielo e battendo i piedi; e detti.]
Don Marzio fa l’amicone con Eugenio, appena arrivato dalla nottata passata alla Bottega del gioco.
Eugenio non fa che chiedere caffè.
Scena ottava
[Pandolfo dalla bottega del giuoco e detti.]
Il sig. Pandolfo fa da portavoce per il Conte, che vuole riscuotere i suoi danari.
Nel frattempo si crea una vicenda comica tra Eugenio, che chiede un caffè, e Ridolfo, che quando arriva col caffè viene cacciato via da Eugenio stesso, evidentemente alterato dalla situazione. Eugenio è consapevole di dover pagare il Conte, ma gli mancano i soldi.
Pandolfo dice di poterglieli trovare ed Eugenio gli offre allora dei suoi panni ai Rialto.
[Don Marzio spia la scena cercando di capire che novità ci siano]
Il sig. Pandolfo si rivela però un usuraio troppo caro, dunque entra nella discussione anche Don Marzio, che spiega di poter essere d’aiuto e che a lui si può dir tutto riguardo ad Eugenio, dopo di che rivela degli orecchini anche a Pandolfo.
Eugenio prega Pandolfo di chiedere al Conte Leandro di dargli tempo per trovare i soldi, ma egli si è addormentato alla Bottega del gioco.
Scena nona
[Don Marzio ed Eugenio, poi Ridolfo.]
Don Marzio si fa vanto con Ridolfo ed Eugenio di sapere tutto riguardo alla ballerina Lisaura. C’è un battibecco sulla purezza e bontà della ballerina, che a parola di Don Marzio non è altri che una cortigiana.
Scena decima
[Il garzone del barbiere e detti.]
Il garzone del barbiere chiama Don Marzio, che lo segue.
In scena Ridolfo ed Eugenio parlano di quanto la lingua di Marzio sia poco affidabile.
Ridolfo ribadisce che dalla porta della casa del Conte non ci è entrato nessuno.
Rientra velocemente Don Marzio con il panno bianco al collo e la saponata sul viso continuando a sostenere la teoria della porta sul retro, ed esce nuovamente.
Scena undicesima
[Scena undicesima Eugenio e Ridolfo.]
Nuovamente Ridolfo ed Eugenio notano come sia poco affidabile Don Marzio e dopo di che il bottegaio interroga amichevolmente l’amico su come possa continuare a perdere tutti quei soldi.
Ridolfo propone ad Eugenio di scrivere un accordo per il quale gli darà la somma che gli serve, in cambio del panno padovano ma senza il dovere di restituire le obbligazioni, dato che il bottegaio lo fa in memoria del buon Padre di Eugenio, che è l’uomo da cui Ridolfo ha imparato e lavorato.
Eugenio stende il patto, e Ridolfo gli fa una raccomandazione: che abbandoni il gioco perché lo manderà in rovina.
Scena dodicesima
[Eugenio solo, poi Lisaura alla finestra.]
Eugenio inizia a ragionare e ad avere la mente lucida.
Pensa alla moglie e a che cosa penserà di lui.
[Eugenio nota Lisaura alla finestra]
Egli approccia Lisaura e cerca di convincerla a farlo salire, ma ella rifiuta tutte le proposte.
Dopo di che Lisaura interroga l’uomo, chiedendogli notizie sul Conte Leandro.
Eugenio spiega che il Conte sta dormendo, e la ballerina dice di lasciarlo dormire.
Scena tredicesima
[Leandro dalla bottega del giuoco e detti.]
Arriva il sig.Conte, che non stava dormendo, ed inizia a battibeccare con Eugenio sui debiti di quest’ultimo.
Eugenio dimostra di essere uomo d’onore e consegna i 30 zecchini, poi i due iniziano a parlare di Lisaura e di cosa Don Marzio dica nei suoi confronti.
Leandro smentisce tutto quello che Don Marzio dice, e spiega che di lui non ci si può fidare, come di quelli che gli danno ascolto.
Poi il Conte inizia a battibeccarsi con Lisaura che non vuole farlo salire perchè non si è fatto vedere tutta la notte.
Scena quattordicesima
[Placida da Pellegrino ed Eugenio.]
Compare di fronte ad Eugenio Placida, una pellegrina piemontese che spiega di essere in cerca del marito (pure piemontese) che l’ha abbandonata.
La pellegrina chiede aiuto ad Eugenio perchè non ha soldi né un posto dove andare.
L’uomo le chiede cosa ci faccia a Venezia e Placida risponde che è giunta lì alla ricerca di Flaminio Ardenti, suo marito, che probabilmente si sarà cambiato il nome. Eugenio decide di aiutarla e la fa accomodare nella locanda di Ridolfo.
Scena quindicesima
[Don Marzio dal barbiere e detti.]
Don Marzio nota la scena da lontano e gli pare di riconoscere la pellegrina. Nel frattempo Placida è preoccupata che non avendo soldi il locandiere la caccerà, ma Eugenio la racciscura.
Don Marzio si avvicina ed interroga Eugenio su chi fosse la pellegrina.
Placida ed Eugenio entrano il locanda.
Scena sedicesima
[Don Marzio, poi Eugenio dalla locanda.]
Don Marzio mette in guardia Eugenio sull’identità della pellegrina, spiegandogli che ella non è altri che una donna che tutti gli anni si presenta in bottega a fare l’elemosina agli uomini.
Eugenio prova a smentire vagamente Don Marzio, ma stupidamente abbocca alle sciocchezze che egli dice.
Volendo sapere la verità Eugenio entra in locanda ad interrogare Placida.
Scena diciassettesima
[Don Marzio, poi Vittoria mascherata.]
Giunge di fronte alla locanda Vittoria mascherata, la moglie del sig. Eugenio. Ella chiede a Don Marzio notizie di suo marito. Don Marzio le racconta inizialmente che Eugenio si sta intrattenendo con una pellegrina che gli è piaciuta, e poi anche delle sue multiple perdite della notte passata alla bottega del gioco. Don Marzio fa cenno a qualcosa che il sig.Eugenio ha dovuto impegnare e Vittoria chiede a cosa si riferisse, ma l’uomo non glielo vuol dire.
Scena diciottesima
[Trappola colla scatola degli orecchini e detti.]
Giunge il garzone di Ridolfo per comunicare il prezzo stimato degli orecchini, ma vedendo Vittoria cerca di stare attento.
Appena Don Marzio comprende di essere scoperto dei denari prestati svela a Vittoria che suo marito le ha impegnato un paio di orecchini.
Vittoria dice che troverà i 30 zecchini per riprenderseli entro la mattina seguente, ma Don Marzio vuole andare subito a trovare un gioielliere che glieli valuti bene.
Quando la moglie di Eugenio gli chiede almeno di non dire che siano suoi, per difendersi la reputazione, Don Marzio le dice che non gliene importa niente della sua reputazione.
[Don Marzio parte]
Scena diciannovesima
[Vittoria e Trappola.]
Vittoria interroga Trappola sulla pellegrina che è con suo marito, ma il garzone, non sapendone niente, pensa che stia parlando della ballerina che sta a casa del sig.Conte.
Quando capisce che c’è anche una pellegrina confonde ancora di più Vittoria che non sa più cosa pensare di Eugenio, un marito che sta fuori tutta la notte in compagnia di ballerine e pellegrine. Vittoria dice di averne a basta delle brutte figure che le fa fare il marito.
Trappola la lascia sola dato che sta arrivando Eugenio.
Scena ventesima
[Vittoria, poi Eugenio dalla locanda.]
Vittoria si maschera per prendere il marito di sorpresa.
Eugenio, per cortesia chiede alla donna mascherata se vuole un caffè o se si vuole accomodare in locanda.
Vittoria si smaschera e il marito, sorpreso, le comanda di andare a casa.
La consorte dice che andrà a casa di suo padre, dato che Eugenio non fa altro che farla soffrire.
Gli rivela che Don Marzio le ha rivelato dei soldi persi, della pellegrina, della ballerina e degli orecchini impegnati.
Vittoria se ne va, ammettendo però di amare Eugenio e di tornare nel momento in cui lui impari a metter giudizio.
Eugenio è intenerito e preoccupato, ma allo stesso tempo sicuro di poterla riconquistare con qualche carezza.

La Bottega del Caffé – ATTO SECONDO

Scena prima
[Ridolfo dalla strada, poi Trappola dalla bottega interna.]
Ridolfo rimprovera Trappola per essere stato via così a lungo, e poi gli domanda del sig. Eugenio.
Il garzone gli racconta della scenata con la moglie Vittoria e gli dice che Eugenio si è raccomandato con lui per quanto riguarda i panni da vendere.
Il bottegaio spiega poi di esser riuscito a vendere due pezze di panno a 13 lire a braccio, ma non vuole dirlo all’amico perché sa che se li avesse, li giocherebbe subito.
Trappola lo mette in guardia, dicendo che quando Eugenio lo scoprirà vorrà subito i soldi.
Il garzone vede che arriva Eugenio e avverte Ridolfo dicendo “lupus est in fabulas”, subito si ritira nella locanda.
Scena seconda
[Ridolfo, ed Eugenio.]
Eugenio chiede a Ridolfo del guadagno, e il bottegaio glielo dice, ma gli dice anche che per adesso gli darà una parte, ovvero 40 zecchini.
Inizia una scena in cui Ridolfo fa pacatamente ragionare Eugenio, che invece non vedeva l’ora d’aver i soldi in tasca.
Il locandiere convince Eugenio a lasciare 30 zecchini a lui stesso, che gliene aveva prestati prima altrettanti, e con gli altri 10 di ripagare Don Marzio, così da togliersi di torno l’impiccio di un chiacchierone che sembra esser pronto a distruggergli la reputazione a forza di parlar male di lui.
Eugenio acconsente, e Ridolfo gli da altri 10 zecchini, da spendere con parsimonia. Ridolfo in questa scena fa ancora sfoggio della sua bontà ed onestà, dicendo che aiutando Eugenio non punta ad una ricompensa, bensì a garantire ad un suo amico di riprendersi la reputazione. Eugenio nota il magistrale giudizio di Ridolfo e se ne complimenta.
Scena terza
[Conte Leandro di casa di Lisaura ed Eugenio.]
Il Conte Leandro cerca di convincere Eugenio a giocare ancora con lui, dicendo di essere stanco e di non essere più dunque in grado di vincere, ma Eugenio rifiuta.
Allora il Conte cerca di colpirlo nell’orgoglio scommettendo solo una cioccolata, Eugenio dunque non si sente più di poter rifiutare, e accetta.
Il Conte è riuscito a fregarlo nuovamente.
Scena quarta
[Don Marzio, poi Ridolfo dalla bottega.] Don Marzio è furioso col sig. Eugenio perché a detta di tutti gli orefici l’ha gabbato con gli orecchini.
Ridolfo gli da 10 degli zecchini ricavati dai panni di Eugenio per riprendere gli orecchini.
Don Marzio lo interroga per capire come li abbia ottenuti, ma il bottegaio dice di non saperne nulla.
Il ciarlatano continua ad interrogare Ridolfo su a chi consegnerà gli orecchini, e quando quest’ultimo dice di volerli portare alla moglie Marzio insiste per andare anche lui.
[Don Marzio si incammina e Ridolfo lo segue.]
Scena quinta
[Garzoni in bottega, Eugenio dalla biscazza.]
Eugenio entra in bottega lamentandosi per aver nuovamente perduto contro il Conte i 10 zecchini che Ridolfo gli aveva dato.
Non vedendo il locandiere parte per cercarlo, dato che vuole altri soldi.
Scena sesta
[Pandolfo dalla strada e detto.]
Eugenio chiede a Pandolfo se è riuscito a trovare un compratore per i panni e quest’ultimo dice di averne trovato uno pronto a pagarli 8 lire al braccio.
Eugenio fa notare che Ridolfo ne ha ricavato 13 lire a braccio, ma gliene ha dati solo in parte, e il resto è con respiro.
Pandolfo ribatte dicendo che lui gliene darà anche di meno, ma almeno glieli darebbe tutti subito.
Eugenio si fa abbindolare da questa cosa.
Pandolfo convince Eugenio a scrivere il patto, e non vede l’ora di potersi comprare un nuovo abito
Scena settima
[Ridolfo dalla strada e detti.]
Sopraggiunge Ridolfo, che si fa spiegare la situazione.
Il bottegaio fa nuovamente ragionare il sig.Eugenio, facendogli fare il conto degli zecchini che avrebbe vendendo i panni a Pandolfo (quarantatré e quattordici lire, moneta veneziana) e di quelli che avrebbe lasciando l’incarico a Ridolfo, che li riesce a far valere 13 lire a braccio (Settanta zecchini e venti lire).
Ma messer Pandolfo continua a ribadire che lui glieli darebbe tutti subito, ed avendo bisogno di danari Eugenio è confuso ed accecato.
Ridolfo allora consegna ad Eugenio venti zecchini e venti lire che formano il resto di settanta zecchini e venti lire, prezzo delle cento e venti braccia di panno, a tredici lire il braccio, senza pagare un soldo di senseria.
Eugenio straccia il contratto che stava stipulando con Pandolfo.
Quest’ultimo è rimasto amareggiato, ma è sicuro che Eugenio andrà subito a spender tutto al gioco, ed infatti queste sono le sue intenzioni.
Ridolfo spiega ad Eugenio che aveva già tutti i denari, ma che non voleva darglieli tutti perché sapeva li avrebbe spesi tutti al gioco.
Poi gli racconta che Don Marzio l’ha accompagnato a riportare gli orecchini alla moglie, e che essa è triste e continua a piangere per la situazione.
Ridolfo assicura ad Eugenio di andare a casa subito, per pranzare con la buona moglie, e lui gli da ragione ma appena il locandiere si volta Eugenio torna alla bottega del gioco.
Scena ottava
[Ridolfo, poi Don Marzio.]
Ridolfo spera di stare aiutando poco a poco Eugenio, dato che è un suo amico. Poi c’è nuovamente un battibecco tra il bottegaio e Don Marzio, sui benefici dell’acqua calda e di quella fredda. Come al solito Don Marzio parla a sproposito e da dell’asino a Ridolfo.
Scena nona
[Lisaura alla finestra e detti.]
Ridolfo si ritira nella bottega. Don Marzio cerca di approcciare Lisaura, praticamente dandole della cortigiana, e lei lo sdegna dicendogli che l’ha seccata.
Scena decima
[Placida, da pellegrina, alla finestra della locanda, e detti.]
Don Marzio racconta fandonie a Lisaura sulla pellegrina. Lisaura si ritira in casa.
Scena undicesima
[Placida alla finestra, Don Marzio nella strada.]
Don Marzio approccia la pellegrina e le racconta che Eugenio, anche se ammogliato, va in giro in cerca di “bei visetti”, tipo la ballerina. Racconta quindi che Lisaura è una donna dai facili costumi.
Don Marzio da anche alla pellegrina praticamente della cortigiana, ed ella lo manda a stendere. Don Marzio chiama Ridolfo.
Scena dodicesima
[Ridolfo e detto.]
Ridolfo difende Placida, e Don Marzio gli da del balordo. Il bottegaio ringrazia.
Scena tredicesima
[Eugenio dal giuoco e detti.]
Eugenio entra sorridente in bottega dato che ha vinto. Ridolfo gli chiede cosa ne sia stato della sua promessa di andare a casa ed Eugenio lo zittisce, dato che ha vinto non dev’essere seccato.
Scena quattordicesima
[Leandro dalla bottega del giuoco e detti.]
Leandro dice di aver miseramente perso ed Eugenio sembra così felice che pare abbia vinto un tesoro, in realtà ha vinto 6 zecchini, e il giorno prima ne ha persi 130. Eugenio decide di spenderli per il pranzo, insieme al Conte Leandro e a Don Marzio. Ridolfo lo mette in guardia perché sicuramente lo tireranno a giocare ma Eugenio si sente fortunato. Leandro chiama Pandolfo.
Scena quindicesima
[Pandolfo dal giuoco e detti.]
Pandolfo prepara una stanza per i signori, e Don Marzio chiede al Conte di farli accompagnare dalla ballerina, Leandro acconsente. Eugenio invita anche Ridolfo che però non si fa abbindolare ed anzi, cerca ancora di far capire ad Eugenio la situazione in cui si sta mettendo, ma lui non vuole capire. Eugenio entra nella locanda e Ridolfo si ritira.
Scena sedicesima
[Don Marzio e il Conte Leandro.]
I due, rimasti in bottega, iniziano a battibeccare su qualsiasi cosa, dato che Don Marzio sembra avere la ragione in tasca su tutto, ma Leandro inizia a scaldarsi dopo un po’.
Inoltre il conte, durante il battibecco, dice di essere originario di Torino.
Scena diciassettesima
[Eugenio ritorna dalla locanda e detti.]
Sentito il baccano giunge Eugenio. Leandro va a chiamare la ballerina e Don Marzio, rimasto con Eugenio, gli racconta che la pellegrina gli aveva chiesto di salire, ma lui ha rifiutato per non far torto all’amico. Eugenio chiede allora a Don Marzio di convincere Placida a partecipare al pranzo con loro. Lui rigirando i fatti non va.
Scena diciottesima
[Camerieri di locanda che portano tovaglia, tovaglioli, tondini, posate, vino, pane, bicchieri e pietanze in bottega di Pandolfo, andando e tornando varie volte, poi Leandro, Lisaura e detti.]
La tavola è apparecchiata e Leandro scende con la ballerina. Eugenio cerca di essere gentile con Lisaura e lei, a seguito di quello che le aveva raccontato Don Marzio, lo sdegna completamente.
[entrano tutti nella bottega del gioco.]
Scena diciannovesima
[Ridolfo dalla bottega.]
Ridolfo osserva la scena dalla bottega, e patisce per quello che la moglie di Eugenio ha da piangere.
Scena ventesima
[Eugenio, Don Marzio, Leandro, e Lisaura negli stanzini della biscaccia, aprono le tre finestre che sono sopra le tre botteghe, ove sta preparato il pranzo, e si fanno vedere dalle medesime. Ridolfo in istrada, poi Trappola.]
Si mettono tutti a tavola e vedendo Trappola Eugenio lo invita ad andare a servire da bere alla tavola, il garzone accetta. Ridolfo vedendo la scena continua a riflettere sul comportamento di Eugenio, dopo tutto l’impegno che c’ha messo per aiutarlo inizia a stufarsi.
Scena ventunesima
[Vittoria mascherata e detti.]
Vittoria mascherata è in cerca di suo marito ed Eugenio, vedendola ma non riconoscendola brinda alla sua e la invita a salire.
Scena ventiduesima
[Camerieri con altra portata vengono dalla locanda, ed entrano nella solita bottega, e detti.]
Vittoria vedendo Eugenio fare così si sente male e si toglie la maschera, dicendo di voler fare pazzie. Ridolfo la aiuta e quando lei sviene la sorregge.
Scena ventitreesima
[Placida sulla porta della locanda e detti.]
Esce Placida che ha sentito la voce del marito, ma un cameriere le fa i nomi dei gentiluomini che stanno brindando e tra quelli non c’è il nome di suo marito.
Poi a seguito di un brindisi del Conte Leandro riconosce nuovamente la voce del marito.
Si fa accompagnare al tavolo dicendo al cameriere di voler fare una burla ai gentiluomini.
Nel frattempo Vittoria dice a ridolfo di voler morire.
Dalla finestra si vede che si agitano tutti perché vista Placida, Leandro tira fuori la spada e la insegue per ucciderla.
Trappola con un tondino di roba in un tovagliolo salta da una finestra, e fugge in bottega del caffè.
Placida esce dalla bisca correndo, e fugge nella locanda.
Eugenio con arme alla mano in difesa di Placida, contro Leandro, che la insegue.
Don Marzio esce pian piano dalla biscaccia, e fugge via dicendo.
[I camerieri dalla bisca passano nella locanda, e serrano la porta.]
[Vittoria resta in bottega assistita da Ridolfo.]
Leandro vuole entrare nella bottega per seguire Placida, ma Eugenio la difende a spada tratta, riuscendo a rifugiarsi nella casa della ballerina.
Scena ventiquattresima
[Eugenio, Vittoria e Ridolfo.]
Vittoria si para davanti al marito chiedendogli di ucciderla ed Eugenio, dandole della pazza le punta la spada contro.
Ridolfo la protegge a spada tratta rimproverando Eugenio, che mortificato ritira la spada nel fodero.
Ridolfo rimprovera ancora Eugenio ma fa vedere alla moglie che le lacrime che esso sta versando sono per lei, quindi per lei cambierà vita e metterà su giudizio.
Vittoria non crede alle lacrime perché le ha già promesso troppe volte di cambiare vita.
Eugenio freme tra il rossore, e la rabbia.
Getta il cappello in terra da disperato, e senza parlare va nella bottega interna del caffè.
Scena venticinquesima
[Vittoria e Ridolfo.]
Vittoria si domanda se Eugenio si sia veramente pentito: Ridolfo è sicuro di sì.
Chiede al locandiere di andare a controllare le condizioni del marito.
Eugenio entra in bottega.
Scena ventiseiesima
[Vittoria e poi Ridolfo.]
Ridolfo spiega a Vittoria che Eugenio è scappato dalla porticina e cerca di convincerla che la fuga sia solo dettata dalla sua confusione e vergogna.
Promette di ritrovarlo e prega la donna di aspettarlo in bottega.
Vittoria entra in bottega.

La Bottega del Caffé – ATTO TERZO

Scena prima
[Leandro scacciato di casa da Lisaura.]
Lisaura caccia da casa sua il Conte, dandogli dell’impostore.
Lui dice che il suo unico peccato è quello di amare la ballerina.
Scena seconda
[Don Marzio che osserva coll’occhialetto, e ride fra sé, e detti.]
Don Marzio ride vedendo la scena ma appena il Conte si gira verso di lui torna serio.
Volendo sapere come al solito i segreti di tutti, Don Marzio fa il buon amico e promettendo protezione e segretezza si fa raccontare tutto da Leandro, che implora di non dire a nessuno i fatti suoi.
Leandro rivela al chiacchierone di essere maritato con Placida e di non essere un nobile ma di essere uno scritturale di Torino con una grande voglia di vedere il mondo, figlio di gente onorata.
Don Marzio, assicurando che non dirà niente alla moglie di Leandro, consiglia all’uomo di scappare a Ferrara il prima possibile.
Quest’ultimo vuole solo prendere le sue poche cose dalla casa della ballerina e filare via, passando per la porta di dietro.
Leandro raccomanda ancora una volta la segretezza e Don Marzio lo caccia via bruscamente.
[Leandro entra nella casa di Lisaura.]
Scena terza
[Placida dalla locanda e detto.]
Sopraggiunge Placida disperata, cercando Leandro. Vedendo Don Marzio gli chiede e il ciarlatano fa finta di non sapere niente, ma facendo intendere che sa qualcosa.
L’uomo convince la disperata pellegrina a tornare a Torino, ma una volta che lei fa per andarsene Don Marzio la richiama, dicendole che il marito si trova in casa della ballerina e che sta per uscire dalla porta sul retro. Placida vorrebbe andare, ma essendo da sola teme per la reazione.
Scena quarta
[Ridolfo ed Eugenio e detta.]
Tornano verso la bottega Ridolfo assieme ad Eugenio, sicuro che la moglie non lo rivorrà.
Placida li vede e chiede assistenza, spiegando la situazione.
Eugenio assicura a Ridolfo della bontà della pellegrina e allora il locandiere dice a Placida di andare dal barbiere, da dove si vede la porta di dietro della casa di Lisaura, e di avvertirli qualora vedrà uscire il marito.
[Placida entra dal barbiere.]
Scena sesta
[Ridolfo ed Eugenio.]
Ridolfo ci tiene ad aiutare anche Placida ed Eugenio nota per l’ennesima volta quanto nobile sia l’animo di Ridolfo.
Eugenio decide di andare in bottega da solo ad affrontare sua moglie.
[Eugenio entra in bottega.]
Scena settima
[Ridolfo, poi Trappola e giovani.]
Ridolfo chiama Trappola e gli altri garzoni. Gli dice che deve andare dal barbiere e di chiamarlo se Eugenio avesse bisogno.
Trappola dice che andrà a vedere se Eugenio avesse bisogno, ma Ridolfo gli raccomanda di lasciarlo in pace, a meno che non sia lui a chiamare. Ridolfo va dal barbiere.
Scena ottava
[Trappola, poi Don Marzio.]
Trappola è curioso di vedere Eugenio visto che gli è stato vietato.
Don Marzio vuole vedere Eugenio ma Trappola glielo vieta.
Marzio insiste e minaccia trappola di riempirlo di bastonate.
Scena nona
[Dalla bottega del barbiere Ridolfo e detti.]
Ridolfo rimprovera quel ciarlatano di Don Marzio e impone a Trappola e garzoni di non far entrare chicchessia.
[Entra dalla ballerina.]
Scena decima
[Don Marzio, Trappola e garzoni, poi Pandolfo.]
Pandolfo chiede protezione a Don Marzio, in quanto alcuni uomini gli hanno dato una querela di baro di carte.
Don Marzio gli chiede se segni le carte e lui dice vagamente di no, ma che qualcuno dei suoi clienti si diletta a segnarle.
Don Marzio ordina di nasconderle e Pandolfo gli rivela dove ha intenzione di metterle, ovvero sotto le travature.
Pandolfo va in bottega del gioco a nascondere le carte segnate.
Scena undicesima
[Don Marzio, poi un capo de’ birri mascherato, ed altri birri nascosti, poi Trappola.]
Il capo dei birri mascherato si avvicina a Don Marzio parlando del più e del meno, e in un paio di battute il cialtrone gli rivela della truffa di Pandolfo e dove trovare le carte segnate.
[I birri entrano nella bottega del gioco.]
Scena dodicesima
[Don Marzio e Trappola.]
Don Marzio e Trappola osservano confusi la scena.
Scena tredicesima
[Pandolfo legato, birri e detti.]
Pandolfo esce legato lanciando una freddura a Don Marzio, che afferma di non saperne nulla.
I birri escono con Pandolfo e Trappola li segue.
Scena quattordicesima
[Don Marzio solo.]
Don Marzio si rende conto di essere stato fregato dal capo dei birri mascherato, è che ha rivelato tutto solo perché è di buon cuore.
Scena quindicesima
[Ridolfo e Leandro in casa della ballerina e detto.]
Leandro e Ridolfo escono dalla casa della ballerina, attaccando Don Marzio che, invece di riunire marito e moglie, cercava di separarli.
Ridolfo è dunque riuscito a convincere il Conte a riunirsi con Placida.
Leandro e Ridolfo entrano dal barbiere.
Scena sedicesima
[Don Marzio, poi Ridolfo.]
Don Marzio spiega a Ridolfo, uscito dal barbiere, che quello che fa lui lo fa per bontà.
Ridolfo lo rimprovera nuovamente per tutte le situazioni che ha creato con le sue cattive intenzioni e con la sua cattiva lingua.
Don Marzio offeso, afferma che non andrà più alla bottega del caffè di Ridolfo.
Scena diciassettesima
[Un garzone della bottega del caffè e detti.]
Un garzone dice al locandiere che Eugenio lo chiama, prima di entrare però Don Marzio gli domanda cosa ne ricavi da tutto il bene che fa.
Ridolfo dimostra nuovamente il suo onore sostenendo che tutto quello che fa lo fa con piacere e che le marche d’onore sono le cose che lui stima di più al mondo.
[Ridolfo entra nella sua bottega.]
Don Marzio non si capacita di tutto il tempo e l’impegno che Ridolfo ci mette per fare del bene per gli altri.
Scena diciottesima
[Ridolfo, Eugenio, Vittoria dal caffè e Don Marzio.]
Eugenio e Vittoria hanno solo belle ed onorate parole per ringraziare Ridolfo di tutto quello che ha fatto: tirare Eugenio via dal vizio del gioco e restituire il marito ad una povera donna disperata.
La coppia vuole tornare a casa, ma prima di farlo Vittoria si deve mettere a posto il trucco, quindi chiede a Ridolfo uno specchio.
Il locandiere li invita a salire nella bottega del gioco ma Eugenio non ci vuole più mettere piede, quindi Ridolfo gli racconta dell’arresto di Pandolfo, ed Eugenio se ne compiace.
[I tre entrano nella bottega del gioco.]
Scena diciannovesima
[Don Marzio, poi Leandro e Placida.]
Don Marzio deride i tre appena entrati nella bottega del gioco.
Escono Placida e Leandro dal barbiere e quest’ultimo promette alla moglie di cambiare vita.
Don Marzio prova a deriderli, ma essi deridono lui.
[Placida e Leandro entrano in locanda.]
Scena ventesima
[Lisaura alla finestra e Don Marzio.]
Lisaura è alterata con la pellegrina e con il locandiere, che tiene gente come lei nella sua locanda.
Don Marzio ascolta.
Scena ventunesima
[Placida dalla finestra della locanda e detti.]
Placida sente Lisaura sparlare e le chiede da chi ha sentito queste maldicenze, la ballerina risponde indicando Don Marzio che afferma però di non aver detto niente, ridendo.
Di contro Palacida racconta a Lisaura le maldicenze che Don Marzio le aveva raccontato sul suo conto. Don Marzio nega tutto.
Scena ventiduesima
[Eugenio alla finestra de’ camerini, poi Ridolfo da altra simile, poi Vittoria dall’altra, aprendole di mano in mano, e detti a’ loro luoghi.]
In ordine Eugenio, Ridolfo e poi Vittoria dicono alla pellegrina e alla ballerina tutte le maldicenze raccontate sul loro conto da Don Marzio.
Le due si stupiscono e gli danno dello scellerato e del maledetto.
Scena ventitreesima
[Leandro sulla porta della locanda e detti.]
Anche Leandro spiega tutte le maldicenze e i disordini creati da Don Marzio.
Tutti quanti gli danno contro e Don Marzio si difende sostenendo di essere l’uomo più onorato del mondo e di non aver mai commesso una cattiva azione.
Scena ventiquattresima
[Trappola e detti.]
Arriva Trappola a raccontare ciò che Don Marzio ha fatto a Pandolfo, e Ridolfo gli da dello spione, cacciandolo dalla sua bottega.
Scena venticinquesima
[Il garzone del barbiere e detti.]
Anche il garzone del barbiere dice a Don Marzio di non farsi più vedere nella sua bottega.
Scena ultima
[Il cameriere della locanda e detti.]
Anche il cameriere della locanda gli vieta di entrar più da lui.
Uno ad uno, dopo avergli tirato una freddura, si ritirano tutti.
Don Marzio cerca di capire dove ha sbagliato, e si rende conto che la sua cattiva lingua l’ha portato a perdere tutto il credito e l’onore che possedeva.
Si rende conto di essere costretto ad andarsene da Venezia, un bel paese dove tutti vivono una vita allegra, felice e d’onore.

(SFA, “Storia del Teatro” – Relazione a cura di Andrea Chiapasco)

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