tina modotti

Tina Modotti fotografa della rivoluzione

Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, conosciuta come Tina Modotti, nacque a Udine nel 1896 da una modesta famiglia operaia, che aderiva politicamente al socialismo.
Alla sola età di due anni Tina Modotti insieme alla sua famiglia fu costretta a trasferirsi in Austria per motivi economici.
Iniziò a lavorare come operaia a dodici anni per poter contribuire al mantenimento della sua numerosa famiglia.
Nel contempo cominciò a frequentare lo studio fotografico di suo zio paterno, grazie al quale iniziò ad apprendere le sue prime nozioni sulla fotografia.
Non immaginava nemmeno dove quel percorso la avrebbe portata.

In America

A 17 anni parte per raggiungere il padre, emigrato in America a cercar fortuna.
Arriva a San Francisco: è intelligente, giovane e bella.
Si fa conoscere nei teatri locali, in rappresentazioni amatoriali dove incontra il pittore Roubeaix de l’Abrie Richey, detto Robo, che diventa suo marito.
I due si trasferiscono a Los Angeles: il fascino esotico di Tina – pelle di luna, capelli corvini – non lascia indifferenti gli studios dell’epoca.
Nel 1920 partecipa ad una pellicola The Tiger’s Coast.
Ma Tina Modotti non è tagliata per fare l’attrice: deplora il sistema cinematografico, disprezza i l’ambiente hollywoodiano e decide presto di lasciare la recitazione.

Edward Weston

Il fotografo Edward Weston è un amico del marito.
Tina diventa la sua modella preferita e, poi, la sua amante.
La situazione precipita: il marito fugge in Messico per la delusione.
Tina cerca di raggiungerlo, ma arriva tardi.
L’uomo ha preso il vaiolo ed è morto.
Passerà qualche anno e Tina tornerà con Weston in Messico, il Paese che diventerà la sua patria d’adozione.
Modotti e Weston intrecciano relazioni con gli espatriati europei e americani e con tutti i circoli bohèmien di Città del Messico.
Tina seduce tutti.
Sono suoi amici (e amanti) vari esponenti di punta del Partito Comunista Messicano e instaura relazioni anche con Diego Rivera e Frida Kahlo.

tina modotti

La politica

Tina Modotti fa politica attiva, ma continua a lavorare in camera oscura, grazie a Weston.
Nel ‘29 muore Julio Mella, suo compagno da pochi mesi, in un agguato politico.
Tina Modotti entra nel cosidetto “periodo rivoluzionario”.
É convinta che l’arte fotografica debba essere messa al servizio delle cause politiche, ma viene scacciata dal Messico perché considerata rivoluzionaria sediziosa.
Ufficialmente farà l’infermiera per il Soccorso Rosso ma è cooptata dalla polizia segreta sovietica per varie missioni di spionaggio in Europa.
In Spagna ritrova Vidali e i due cementano la loro unione sentimentale con l’adesione alle Brigate Internazionali fino all’arrivo del regime di Franco, quando scappano in Messico, sotto copertura. Tina Modotti e Vittorio Vidali vengono accusati di complicità per l’assassinio di Trockij, avvenuto in Messico il 21 agosto del 1940, ma nessuno ha mai fornito prove certe del loro coinvolgimento. Nebulosa è anche la vicenda che circonda la morte stessa della fotografa, accaduta quando si trovava in taxi, sulla via di casa, dopo una cena con amici, il 5 gennaio del ‘42.
Assassinata perché “sapeva troppo”? Vittima di un amante deluso? Oppure del controspionaggio?
Probabilmente la causa della morte fu un malore.

Una visione femminile

Tina Modotti, considerata tutt’ora una delle fotografe più grandi dell’inizio del ventesimo secolo, ha avuto un ruolo incisivo nel dare un cambiamento sulla visione professionale femminile in quegli anni.
Iniziò la sua carriera come attrice dei primi film muti, per poi posare per grandi fotografi e solo successivamente diventare lei stessa l’autrice dei suoi scatti.
Lei usava la fotografia come metodo per divulgare i messaggi politici e di critica sociale nella speranza che questo portasse a una presa di coscienza di classe.
Infatti i temi che si ripetevano spesso nei suoi scatti erano principalmente le condizioni di miseria che soffriva la popolazione o le condizioni disastrose e malsane in cui gli operai erano costretti a lavorare.
I protagonisti dei suoi scatti sono soggetti umani, sconosciuti dalla fama di quel tempo che spesso venivano immortalati durante scene di vita quotidiana.
Tina metteva al centro dell’attenzione particolari del loro corpo come le loro mani o i loro piedi e soprattutto la loro dignità, per cercare di trasmettere qualcosa di vero e sincero a chi guardava quelle immagini.

Fotografia come documentazione

Per lei era essenziale utilizzare la fotografia come forma di documentazione, senza modificare la realtà dei fatti.
Di conseguenza non usava effetti che andassero ad abbellire o a modificare lo scatto.
Lo scopo era proprio quello di riassumere in un solo scatto la complessità di un sentimento e di una realtà così com’era.
Al contrario di tanti altri fotografi Tina Modotti era contraria a definire le sue fotografie “artistiche”.
Il suo obiettivo era trasmettere tutto il lavoro intellettuale dei suoi scatti, che con grande realismo erano in grado di cogliere e fermare l’attimo, far percepire un emozione e mantenere viva per sempre la realtà di un momento così rapido e fugace quanto pregnante e scolpito nel tempo.

Per approfondire:

https://www.reflex-mania.com/tina-modotti/

 

(SFA, “Filosofia dello Spettacolo”, ricerca di approfondimento di Alice Cavazzini)

Related Posts

×

Hello!

Click one of our contacts below to chat on WhatsApp

× Chatta con Giulietta