Nudismo e naturismo

Nudismo e naturismo spesso sono considerati termini che si equivalgono, ma non è così.
C’è una sottile linea che differenzia, ma è importante per i loro praticanti.
Il nudista è una persona che ama stare completamente nuda e praticare la nudità sia con se stessa che con gli altri e non necessariamente a contatto con la natura.
Il naturista è una persona che ama stare completamente nuda sia con se stessa che con gli altri, a contatto con la natura, vivendo in armonia e in salute, rispettando ogni forma di vita vivente naturale.

Secondo gran parte delle enciclopedie italiane il nudismo e il naturismo nascono intorno al 1930 e si sviluppa principalmente in Germania e Inghilterra.
Con questa affermazione vengono omessi alcuni importantissimi dettagli indispensabili per comprendere come si sia arrivati all’inizio del ‘900 ad avere un movimente così sviluppato e solido.

La riscoperta del corpo

Fondamentale, quando si parla di un fenomeno così rilevante, citare “Sessualità e nazionalismo” scritto da George Mosse.
In questo libro il grande storico tedesco studia e analizza il fenomeno di rivolta che ha preso piede tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 in Germania e Inghilterra. Definirla una vera e propria rivolta non è affatto estremo, perché si tratta di un scontro tra tutti coloro che volevano riscoprire l’autenticità del corpo umano e l’artificialità della vita moderna, tra natura incontaminata e modernità.

Cultura della luce e del sole

Così viene chiamato questo movimento di riforma della vita che puntava ad un ritorno di tutte le forze genuine originarie dell’uomo e della società “attraverso il vegetarianesimo, il rifiuto dell’alcolismo, la salubrità della natura, la riforma agraria e la difesa delle città giardino.” (G. Mosse)

Nudismo e mentalità borghese

Ha così vita una rivolta giovanile contro la borghesia che, al contrario della cultura della luce e del sole, non incoraggia la sensualità, risultando così ipocrita davanti agli occhi dei figli più giovani. Secondo George Mosse, “il simbolo di questa ipocrisia era la vergogna del corpo e il timore della nudità, ritenute una componente vitale della rispettabilità, ma ora stigmatizzate come artificiali e innaturali.”

Nudismo e Grecia

Gli scritti dei nudisti dell’epoca presentano molti riferimenti alla Grecia e alla natura. I nudi delle statue greche sono esempio di una bellezza fisica priva di richiami sessuali e i ginnasti tedeschi indossano delle uniformi con chiari riferimenti alla bellezza degli atleti greci, che risultino comunque molto comode ma che, al contempo, sono viste come una minaccia della rispettabilità sociale.
Nel 1901 prende vita il movimento giovanile tedesco, il cui scopo iniziale è l’organizzare delle gite in campagna al di fuori del controllo degli adulti. Dopo poco però diviene un’èlite di maschi con la missione di stimolare la coscienza nazionale tedesca.

Le riviste e le accuse

Un punto fondamentale per lo sviluppo del nudismo e del naturismo sono le riviste che ritraggono i primi nudi di uomini e donne.
C’è chi accusa il movimento come diffusore di pornografia, chi invece crede che un bel corpo nudo è essenzialmente un’opera d’arte e chiunque lo possiede non deve tenerlo per sé in quanto appartiene a tutti.
La fotografia diventa pertanto uno strumento fondamentale di comunicazione.
La nudità, quindi, non può accendere gli istinti più bassi in quanto è simbolo di estrema purezza ed è un forte rimando alla natura. Un esempio di queste concezioni è dato da una foto comparsa sulla rivista tedesca “Die Freude” (“Gioia”) il cui nome è “Magica fioritura” e che ritrae una bellissima ragazza nuda circondata da fiori, simbolo di innocenza e purezza.
In Germania la Destra pratica il nudismo per favorire la rigenerazione della razza, superare le barriere sociali e costruire un uomo nuovo.
A questo punto il regime di vita si fonda su principi quali vegetarianesimo, rifiuto dell’alcol e del fumo, rifiuto della sessualità non finalizzata a fini procreativi, condanna della masturbazione.

Edward Carpenter

In Inghilterra, tra fine Ottocento e primo Novecento, il culto della nudità si congiunge ad un ritorno alla natura. Ciò accade grazie al contributo di pensatori come Edward Carpenter, socialista utopista e omosessuale praticante. “L’uomo si veste per abbassarsi e si sveste per innalzarsi” scrive nel Civilization, its cause and cure (1889) . Egli considera il nudismo come un “principio di rigenerazione dell’individuo” in quanto essa deve condurre a una nuova società più giusta e più pura, pronta a superare anche le discriminazioni contro gli omosessuali.

In Italia

Anche in Italia abbiamo avuto un ideologo del nudismo e naturismo. Si tratta di Nicola Capo nato a Laurito nel 1899. Da giovane emigra in Uruguay e si stabilisce poi nel 1923 a Barcellona, dove fonda una scuola naturista e qualche anno dopo nasce la sua rivista, Pentalfa, che arriva a vendere fino a 30.000 copie. Scrisse anche circa cento libri di medicina naturale e alternativa.
La sua vita non è affatto facile. Perseguitato dal regime franchista in Spagna, spiato dal fascismo, a seguito di numerosi sequestri viene costretto all’esilio in Francia. Tornerà in Spagna da moglie e figli solo nel 1967 e morirà nel 1977.

Dopoguerra

Nel secondo dopoguerra i movimenti nudisti e naturisti si espandono e assumono importanza al punto di dare vita alla Federazione Naturista Internazionale, nata nel 1953 a seguito di un congresso avvenuto in Francia. La Federazione coordina l’attività delle associazioni naturiste nate nei singoli paesi. Negli anni ’60 e ’70 iniziano ad affiorare alcune somiglianze con il movimento degli Hippie: armonia con la natura, vegetarianesimo, nudismo, libero amore.
”La pratica del naturismo in Italia – si legge sul sito della Federazione – non è attualmente regolamentata da alcuna apposita legge approvata dal Parlamento”.
Nonostante siano passati circa decenni dalla presentazione del primo progetto soldi legge su questo argomento, in Italia non vengono ancora riconosciuti i diritti dei naturisti. Nonostante ciò, per agevolare e preservare il movimento, alcune regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo e Sardegna hanno emanato alcune leggi per tutelare il nudismo nei luoghi pubblici e nelle attività commerciali. L’Italia così è passata ad avere nel giro di pochissimi anni 13 spiagge ufficialmente riconosciute per la pratica del naturismo.
Il XIV Congresso Naturista Mondiale, che ha avuto luogo in Francia nel 1974, ha definito il naturismo come “Un modo di vivere in armonia con la natura caratterizzato dalla pratica della nudità in comune che ha lo scopo di favorire il rispetto di sé stessi, il rispetto degli altri e quello dell’ambiente.”

(SFA, ricerca di approfondimento di Beatrice Grimaldi)

Beatrice Grimaldi

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