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Judith Dater

Judith Dater è una fotografa e femminista statunitense, nata il 21 giugno del 1941 a Hollywood e cresciuta a Los Angeles.
Suo padre possedeva un cinema.
Questo ha fatto sì che i film diventassero il prisma attraverso il quale vedeva il mondo e hanno avuto una profonda influenza sulla sua fotografia.

Formazione

Ha studiato arte alla UCLA dal 1959 al 1962, e ha conseguito una laurea nel 1963 e un master nel 1966, entrambi presso la San Francisco State University.
Fu lì che studiò per la prima volta fotografia con Jack Welpott, che in seguito sposò.
Nel 1975 pubblicarono un’opera congiunta, intitolata Women and Other Visions.
Divorziarono poi nel 1977.

Imogen Cunnigam

Grande importanza ha avuto il suo rapporto con la fotografa Imogen Cunnigam.
Judith Dater la incontro nel 1964, durante un workshop incentrato sulla vita e l’opera di Edward Weston, a Big Sur Hot Springs.
É stata fortemente ispirata dalla sua vita e dal suo lavoro.
Condividevano l’interesse per la ritrattistica e rimasero amiche fino alla morte di lei nel 1976.
Tre anni dopo, Dater pubblicò Imogen Cunningham: A Portrait.
L’opera contiene interviste con molti dei fotografi contemporanei, amici e familiari insieme a fotografie delle due.
È celebre la sua fotografia del 1974, Imogen and Twinka at Yosemite, che ritrae un’anziana Imogen Cunningham, che incontra una ninfa nei boschi di Yosemite.
La ninfa è la modella Twinka Thiebaud.
La foto è stata pubblicata sulla rivista Life nel suo numero del 1976 sui primi 200 anni delle donne americane.

Autoritratti

Judith Dater è nota anche per i suoi autoritratti.
Spesso crea personaggi che incarnano le preoccupazioni consce e inconsce che le donne hanno.
La sua serie di autoritratti include titoli come “Ms. Cling Free” e “Leopard Woman“.
Realizza anche ritratti di altre donne, utilizzando la luce naturale.
Judith usa la fotografia come strumento per sfidare le concezioni tradizionali del corpo femminile.
I suoi primi lavori sono paralleli all’emergere del movimento femminista e sono stati fortemente associati ad esso.
In un’epoca in cui la nudità frontale femminile era considerata osé, Dater si spinge oltre i confini scattando foto del corpo femminile nudo.
Mark Johnstone, un residente dell’Idaho che Judith Dater ha fotografato nei primi anni ’80, ha osservato: «Durante questo periodo, non si è mai lasciata influenzare o indulgere nelle tendenze, ma si è mossa con la sua visione. È una delle poche donne di successo nel mondo dell’arte, in particolare della fotografia, che non ha mai fatto affidamento sul continuo supporto accademico per alimentare ed espandere la sua esplorazione artistica

Sperimentazione

Mentre il suo soggetto e il suo messaggio sono rimasti relativamente costanti per tutta la sua carriera, Judith Dater ha sperimentato una varietà di composizioni man mano che la sua carriera si sviluppava. Le sue fotografie, e in particolare i suoi ritratti, sono scattate sia in bianco e nero, sia a colori.
Ha scattato ritratti nel deserto del sud-ovest e ha anche posato come stereotipi femminili in una più evidente dimostrazione di attivismo.
Una delle sue famose sequenze fotografiche scattate negli anni ’80, nota come sequenza dell’autoritratto, sfruttava temi come l’identità, il femminismo e la connessione umana con la natura.
Ha trasmesso efficacemente questi temi e ha consegnato, attraverso la sua fotografia, le storie di vita, le relazioni e le emozioni personali delle donne.
Ad esempio, nella sua fotografia intitolata My Hands, Death Valley, Dater presenta il tema del femminismo attraverso il posizionamento delle mani dell’artista sul vetro del finestrino dell’auto.
Le sue mani sono increspate, il che è un segno dell’invecchiamento.
Lo sfondo è quello della nebbiosa Death Valley, i terreni sono asciutti, le sue mani sono consumate dalle intemperie e lei sta cercando di forzare l’apertura del finestrino di un’auto.
Il tema della connessione dell’uomo con la natura viene sfruttato scattando la fotografia in un contesto paesaggistico naturale.

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Viaggio verso Ovest

Questa fotografia è tratta da una serie di autoritratti che Dater ha realizzato durante dieci viaggi nei parchi nazionali degli Stati Uniti occidentali tra il 1980 e il 1983.
La piccola e austera figura bianca dell’artista appare ultraterrena all’interno degli aridi campi vulcanici noti come Crateri della Luna (Idaho).
L’ombra di un treppiede fotografico in primo piano aumenta l’impressione di un paesaggio alieno ed evoca le fotografie scattate da Neil Armstrong durante lo sbarco sulla Luna dell’Apollo 11. L’artista ricorda di aver fatto questa associazione solo dopo aver visto il negativo.
Ha impostato lo scatto e ha avuto solo dieci secondi per posare prima che l’otturatore automatico si sganciasse.

Official website: Judy Dater

Altri articoli:

Diane Arbus | Fotografare la normalità oppure no?

(SFA, “Recitazione Cine-Tv”, ricerca di approfondimento di Miriam Castiglione)

Miriam Castiglione

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