Marilyn Monroe e il suo rapporto con la fotografia

marilyn monroe

La vita di Marilyn Monroe e il suo rapporto con la fotografia è stato un argomento del corso di Filosofia dello Spettacolo di quest’anno.
Sono rimasta colpita dalla sua figura e ho scelto di fare la mia relazione su di lei.

Marilyn Monroe nasce nel 1926 con il vero nome di Norma Jeane Baker a Los Angeles. Non conosce il padre e presto si sposerà a soli 16 anni. Il marito nel 1944 è arruolato in marina: Marilyn con la suocera si trasferisce a Losa Angeles lavorando come operaia alla Radio Plane. Qui viene notata dal fotografo David Conover per la sua capacità di posare di fronte all’obiettivo e fu scelta per portare allegria ai soldati al fronte, guadagnandosi l’appellativo di ”Miss Lanciafiamme “. Lo stesso Conover le consigliò di presentarsi all’agenzia di Emmeline Snively che l’avrebbe inserita nel mondo dello spettacolo. Così comincia la sua carriera posando per André De Dienes, Earl Moran e molti altri fotografi.

La vita di Marilyn fu un passare da un fotografo ad un altro, tutti incantati dal viso e dal corpo della ragazza che riusciva ad essere sempre naturale in ogni scatto. Ma Marilyn era davvero spontanea e a suo agio davanti alla fotocamera e poi con il cinema alla videocamera?

Norma era una ragazza fragile, che però davanti alla fotocamera si trasformava. L’assenza di una figura paterna e di riferimenti pesò molto nella sua formazione. Per sfuggire la sofferenza del presente cominciò presto a dare un’immagine di sé diversa a chi la incontrava. Marilyn rappresenta il personaggio, la maschera di Norma, che ad un certo punto ha preso il sopravvento annullando la parte più vera. Nell’arco di dieci anni Norma è stata annichilita per lasciare posto al personaggio Marilyn.

Nel 1957 Richard Avedon fotografò Marilyn. Per alcune ore lei interpretò il personaggio che tutti si aspettavano. Ad un certo punto ebbe un momento di sconforto che l’ha fatta crollare e tornare Norma per alcuni minuti. Avedon ha immortalato quel momento ed ha affermato che era la foto più vera che le avesse fatto.

É stato notato che, davanti alla fotocamera, Marilyn si dimostrava particolarmente brava. Era sciolta e disinibita, giocava con il fotografo e si trovava a suo agio. Più volte nelle interviste lei stessa ha affermato di preferire la fotografia al cinema. Sul set cinematografico doveva fingere molto di più e rappresentare quello che il pubblico si aspettava. Posando davanti ad un fotografo invece, poteva essere più Norma e meno Marilyn.

Marilyn Monroe morì il 5 agosto del 1962, ma Norma era morta decisamente prima insieme alla spontaneità della ragazza.

Secondo me nella vita bisogna cercare di essere se stessi sempre, conoscersi, per non cadere nel falso, che può essere utile, ma non deve mai sovrastare la verità anche se può fare male. Il dolore passa prima o poi, ma se ci si perde è dura tornare indietro e Marilyn è un chiaro esempio di una persona che è entrata in un loop di falsità e menzogne da cui non riuscirà purtroppo più ad uscire , morendo giovanissima. Gli attori e i modelli devono ricordarsi che, prima di ogni lavoro sul set, avevano una vita e che l’avranno anche dopo. É possibile usare tutte le proprie risorse, anche le più intime, fingendo di essere un’altra persona per quel tot di tempo. Terminato il lavoro bisogna saper ritornare in se stessi. Anche se si ha una vita noiosissima bisogna ricordarsi che quella la realtà, il set è il luogo della finzione.

Ora come ora sto cercando di attuare questo metodo di lavoro attoriale. Vedere e analizzare gli errori degli artisti del passato può aiutare a non ripeterli, o forse a farne altri.

(SFA, Filosofia dello Spettacolo, con Mario Restagno – Relazione a cura di Valeria Musso)

Valeria Musso

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