Quest’anno il corso di “Filosofia dello Spettacolo” ha avuto come titolo “Verità”. Tra i tanti argomenti trattati mi ha colpito la figura di Emanuele Severino, un filosofo italiano nato a Brescia nel 1929 e morto da poco, nel 2020. Ha sostenuto che la storia dell’Occidente è storia del nichilismo, giacché tutte le forme della cultura occidentale negherebbero l’essere. Negare l’essere è una contraddizione che porta a conseguenze deleterie: le guerre sarebbero una conseguenza di questa negazione. Per uscire dal nichilismo, e salvare l’Occidente, bisognerebbe tornare alla concezione dei presocratici, precisamente di Parmenide, che affermava che “l’essere è e non può non essere”.
Per Severino la ricerca della verità costituisce l’avventura più straordinaria che l’uomo abbia mai affrontato. Il filosofo sostiene che siamo abituati a pensare alla verità come a qualcosa che sta in luogo circoscritto e questo non è corretto. Infatti, se l’essere umano, per raggiungere la verità, deve fare un percorso, questo cammino avviene nella non verità. Allora tale percorso non potrà mai portare al suo contrario: la verità non sarà mai trovata.
L’alternativa è incominciare a pensare alla verità come ciò in cui noi tutti, già da sempre, siamo. Nell’altro modo il discorso è chiuso, e non arriveremo mai ad una verità lontana. Tutta la complessa storia dell’Occidente è, per così dire, scandita in due grandi tempi: dapprima si cerca che cosa sia l’innegabile, si cerca di dire cos’è ciò che è innegabile. Negli ultimi duecento anni ci si rende conto, attraverso un lungo processo, che il senso tradizionale della verità è destinato a tramontare. Ma il tramonto della verità non è il tramonto di un qualche cosa che si studia nella lezione di filosofia, a scuola.
Dice in un intervista Emanuele Severino: «La radice greca del termine “Paradiso” vuol dire “esser presso gli Dei”. Quindi io sono lontanissimo dal dire: la verità non è mai stata trovata. Non è mai stata trovata perché l’abbiamo sempre. Se un cacciatore pensa agli uccelli e spara agli uccelli, non vede il cielo. Ma il cielo splende sempre al di sopra della sua testa.»
La verità è dunque come un cielo stellato sotto cui le donne e gli uomini vivono, camminano e si confrontano. Imparare a vedere il cielo è il compito degli esseri umani.
(SFA – Filosofia dello Spettacolo con Mario Restagno – Relazione a cura di Taddei Carlotta)