Nella lezione del 27 gennaio abbiamo iniziato ad analizzare una figura molto importante per l’arte della recitizone: Lee Strasberg.
Attore, regista teatrale, produttore cinematografico e grande insegnante di recitazione.
Sappiamo che nella sua vita Lee Strasberg, a differenza di Stanislavskij, ha scritto solo un testo.
A Dream of Passion
A Dream of Passion è l’unico testo che presenta il suo metodo.
In Italia è stato tradotto da C. Ranchetti, Il sogno di una passione, edito da Ubulibri nel 1990.
É una raccolta degli scritti teorici di Lee Strasberg, messi a punto tra il 1974 e l’ anno della morte 1980.
Evangeline Morphos ha curato il volume.
É una biografia del Metodo intrecciata con l’autobiografia dell’autore, non dell’uomo Strasberg, ma del teatrante, dell’attore, dell’insegnante, del regista, del teorico.
Il testo non è confrontabile con la meticolosità con cui Stanislaviskij ha scritto per esempio Il lavoro dell’attore su se stesso.
Strasberg vede la propria vita come un viaggio partito da Stanislavskij e da Evghenj Vakhtangov del Teatro d’ Arte di Mosca, suoi mentori spirituali, e approdato al metodo, attraverso diverse tappe.
Questo libro, che prende il titolo da una citazione di un celebre verso dell’Amleto di Shakespeare, è comunque riconosciuto come uno dei libri fondamentali della pedagogia teatrale del novecento.
Lee Strasberg
La famiglia di Lee Strasberg proviene dall’europa dell’est.
Nel 1908 lasciano Budzanów (Polonia, Austria-Ungheria ora Budanov, Ucraina) e si trasferiscono a New York.
Si trova alle spalle un background europeo e, quindi, una grande profondità culturale.
Per Strasberg l’arte comprendeva poesia, letture, scienza e soprattutto musica.
Non aveva una visiono strumentale, come è consueto nella mentalità anglosassone.
Provó a fare l’attore, ma come Stanislavskij non fu un “grande” attore.
Insieme ad Elia Kazan, Cheryl Crawford e Robert Lewis Theatre, fondò l’Actors Studio.
Nel 1951 Strasberg assunse la direzione che mantenne fino alla sua morte nel 1982.
Francesca De Sapio
Proprio qui nel 1969 troviamo Francesca de Sapio, una giovane attrice italiana che si è trasferita in America.
La De Sapio condivise un pezzo della sua formazione artistica entrando in una sorta di cerchia stretta di Strasberg con grandi artisti come Al Pacino e Robert de Niro.
Dopo alcuni anni, ritornata in Italia, fonda con Giuseppe Peruccio, il “Duse Studio” dove mette in pratica gli insegnamenti ricevuti dal suo grande maestro.
In questa e nelle prossime lezioni cercercheremo di conoscere Lee Strasberg attraverso uno scritto di Francesca De Sapio: Nina a casa Strasberg.
É un documento di circa 30 pagine scritto per un seminario tenuto all’Università di Napoli.
Parla del suo incontro, scontro e reincontro con Lee Strasberg facendoci riflettere sul “Distacco”.
Distacco
Secondo il nostro direttore tre temi fondamentali per la formazione di un’artista sono Verità, Eros e Distacco.
Qui alla Scuola Formazione Attore affrontiamo i primi due.
Su questi due argomenti abbiamo due importanti dispense.
Il nostro Direttore si rammarica di non essere ancora riuscito a trattare compiutamente il tema del Distacco.
Nina a casa Strasberg ci può aiutare ad impostare almeno il discorso.
È molto complicato far comprendere questo concetto se non lo si vive.
«É la differenza che ci permette di fare qualcosa che altri non avrebbero il coraggio di fare» dice Mario Restagno «perché chi è distaccato ha più coraggio, non ha freni ed è libero, senza giudizi».
Quando si è in scena bisogna essere distaccati dalla vita esterna, dai nostri problemi e dai pensieri che abbiamo in testa nella quotidianità.
Nessuno mette in dubbio questa esigenza.
Un attore distratto fatica a relazionarsi con i colleghi in scena.
Il Distacco che serve all’artista è ancora un passo oltre.
Giulietta deve imparare a non attaccarsi a Romeo e viceversa.
L’artista si deve relazionare con gli oggetti della sua arte escludendo il possesso.
Gli attori si comportano come innamorati, utilizzando il proprio corpo e i propri sentimenti, vivendo come vivono due che nella realtà si amano.
Lee Strasberg infatti scrive in Sogno di una passione: «Il mestiere della recitazione, l’arte essenziale della recitazione, è una cosa davvero mostruosa perché fatta con gli stessi muscoli di carne e sangue con i quali eseguite gli atti più comuni, gli atti reali. Il corpo con il quale fate davvero l’amore è lo stesso corpo col quale fate l’amore in modo fittizio con qualcuno che non vi piace, col quale litigate, che odiate, dal quale non sopportate di essere toccati. Eppure vi gettate tra le sue braccia con lo stesso tipo di vitalità e ardore e passione che avreste con un vero amante – non solo con il vostro vero amante, ma con l’amante più vero. In nessuna altra arte abbiamo qualcosa di così mostruoso…»
Alla luce di quanto scrive Strasberg, il Distacco è fondamentale per agire sulla scena.
Chi vuole viaggiare veloce e fare tanta strada in campo artistico deve impartare ad essere distaccato.
É una qualità molto rara.
Pochi abbracciano questa filosofia.
Quasi tutti usano le arti per un tornaconto personale.
Nina in casa Strasberg ci aiuterà a focalizzare il tema del distacco.
Importanza della scienza
Concludiamo la lezione parlando degli aspetti psicologici o psicanalitici legati al metodo Strasberg.
Venne accusato di vendersi come psicanalista senza possedere i titoli per farlo.
Aveva un istinto ed una capacità di analisi delle persone molto raffinata.
Le scienze psicolgiche erano appena agli inizi.
Oggi si trovano tanti coach o insegnanti di recitazione che utilizzano tecniche derivate dalla psicoterapia.
Il nostro direttore ci mette in guardia ripetto a costoro.
Se non c’è una formazione scientifica si possono causare danni nelle persone.
Nello stesso tempo non si può più fare a meno delle scienze.
In particolare le neuroscienze sono un importante strumento per la formazione dell’attore.
Le scoperte di Rizzolati sui neuroni specchio gettano luce sui meccanismi delle emozioni e gli attori sono professionisti delle emozioni.
Nelle nostra scuola si dà molta importanza alla psicologia.
Quando si arriva a trattare importanti i temi che coinvolgono l’intimità della propria persona è necessario un supporto scientifico.
Non è consigliabile avviarsi per questi territori improvvisando.
Non è onesto.
Approfondimento: The Group Theatre
L’importanza fondamentale del Group Theatre è dovuta all’influenza che questo movimento teatrale darà alla recitazione e al teatro non solo nel suo decennio di attività (dal 1931 al 1941) ma anche per quelli a venire, fino ai giorni nostri.
In particolare va riconosciuto proprio al “Group” il merito di aver diffuso il Metodo Stanislavskij e di aver favorito la formazione e il perfezionamento continuo degli attori che prendevano parte alle opere messe in scena.
Lee Strasberg Cheryl Crawford e Crulman diedero vita al Group Theatre.
È di certo da considerare la nascita di un movimento intellettuale, destinato a influire profondamente sui giovani che in quegli anni si interessavano al mondo della cultura e che andavano scoprendo Freud e Spengler.
Il loro primo tentativo fu una commedia, New Years Eve.
Era un lavoro di studio, non c’erano piani precisi.
Ma gli attori contattati si lasciarono attirare dalla prospettiva data dal fatto che i lavori per quella commedia avrebbero costituito per loro un’eccellente scuola.
E fu proprio in questo modo che si incominciava così ad affermare quello che sarebbe stato uno dei principi fondamentali dell’intera attività del “Group”: la necessità per gli attori di continuare a perfezionarsi e a fare ricerca, anche se già lavoravano attivamente nel teatro di quegli anni.
Dal novembre 1930 attori come Tone Carnovskj e Meisner, Stella Adler, J. Edward Bromberg, ecc… incominciarono a riunirsi settimanalmente in una sala pubblica.
“Amore per l’arte in se di cui tu sei parte come un oggetto da studiare”
Dichiara Kazan nella propria autobiografia: «Lee portava con sé quell’aura da profeta, come fosse un mago, un dottore stregone, uno psicanalista, il saggio capo di una comunità ebraica.»
(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 26 gennaio 2023 con Mario Restagno – Relazione a cura di Elisa Piana)