Il magico se dell’attore | Sistema Stanislavskij

lavoro dell'attore

Da alcuni giorni stiamo affrontando le pagine del testo Il lavoro dell’attore su se stesso di K. S. Stanislavskij dedicate al tema del “magico se”.

Riprendendo i discorsi fatti, l’insegnante oggi ha sottolineato che l’attore non deve fare il critico: non deve confondere i piani.
Nel fare critiche o nel dare giudizi esce dal suo campo.
Questo spesso porta i colleghi a diffidare della sua collaborazione e, magari, a non richiamarlo più.
Quindi il giudizio, oltre a essere una cosa non richiesta dal mestiere, può risultare dannoso e controproducente.
L’attore dice “questo è il lavoro, lo faccio”: non va a “sputare” nel piatto dove ha mangiato, dicendo peste e corna di chi gli ha dato un lavoro (e che probabilmente non gliene darà più altro).

Dopo questa prima parentesi sul rapporto fra attore e giudizio, il discorso si è spostato sulla platealità e sul “come se”.
Abbiamo definito la platealità come un qualcosa che nella vita non avrebbe senso, un’esagerazione che porta noi e lo spettatore a non credere più nell’azione drammatica.
Proprio per questo in scena non “recito uno che accende il caminetto”, ma “faccio come se IO accendessi il caminetto”.
Solo così si attinge davvero alla realtà.
Infatti parto dalla cosa per me più reale al mondo: me stesso.
Sono sicuro che IO funziono, quindi posso partire dalla mia certezza, da IO, per arrivare a una verità, seguendo la via del “come se”, ovvero mettendo me stesso dietro a ogni situazione.
Stanislavskij definisce questo “se” magico.

Quando però la situazione da rappresentare è troppo lontana dal mio vissuto, entra in gioco la tecnica.
Infatti siamo tutti un po’ attori, ma è solo con la tecnica che arriva il mestiere, ovvero con la capacità di creare situazioni molto lontane da noi, altrettanto verosimili.
Questo è essere professionisti.
Nella professione vivono molte più sfaccettature, si possono giocare molte più carte.
Il professionista è colui che ha studiato un’infinità di casi con l’ottica del “come se”.

“Se siete dei veri attori non dovete avere bisogno del pubblico”.
Vero.
In parte.
Dall’altra lo è un po’ meno perché in fin dei conti l’attore è un comunicatore: è sul palco per raccontare qualcosa a qualcuno.
Se questo qualcuno manca la sua arte perde il suo fine.
Ovvero, l’arte in sé esiste, ma è il pubblico che dà davvero il senso allo spettacolo.

(SFA, “Sistema Stanislavskij”, lezione del 15/03/2012 con Mario Restagno – Relazione di Francesca Piroi)

francesca piroi magico se di stanislavskij
Francesca Piroi

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