rivivere la parte

Rivivere la parte | Sistema Stanislavskij

L’attore deve rivivere la parte sempre, che sia la prima rappresentazione o l’ennesima.
Questo è il principale argomento della nostra lezione di oggi.

Rivivere la parte

Stanislavskij ha vissuto un’epoca in cui Freud cominciava a pubblicare i suoi studi.
Una delle più grandi rivoluzioni del pensiero del ‘900 è stata operata da Sigmund Freud (1856-1939) con la scoperta dell’Inconscio.
Gli esseri umani del primo novecento sono molto più complicati delle generazioni precedenti.
E dopo cento anni siamo ancora molto più complicati a livello psichico.
L’arte scenica segue pari passo questo sviluppo sia nei testi sia nella tecnica recitativa.
I testi di fine ottocento affrontano già tematiche psicologiche che non esistevano fino a pochi decenni prima.
Basta leggere Ibsen e Strindberg.
Prima gli attori fingevano le emozioni che provavano, ora non basta più.
Per il tipo di spettacolo e per la sensibilità del pubblico viene richiesto un realismo maggiore nel rappresentare la psicologia dei personaggi.
Diventa ovvio per Stanislavskij affermare che per l’attore è necessario rivivere la parte.

Innamoramento

Come rivivere qualcosa che non conosciamo?
L’attore è in grado di rivivere solo ciò che ha già vissuto.
Se Giulietta si deve innamorare di Romeo, l’attrice ricorrerà alla sua esperienza di innamorata.
Se non si è mai innamorata che farà?
E se s’innammora veramente del collega?
É un rischio che gli attori corrono sempre.
In realtà, secondo il nostro direttore, nelle relazioni artistiche entra costantemente in gioco l’innamoramento.
Alberoni ha pubblicato un saggio dal titolo Innamoramento e Amore.
Afferma che gli innamorati vivono lo “stato nascente”, una fase durante la quale le cellule si rigenerano molto più rapidamente.
Chimicamente l’essere umano non è in grado di sostenere la fase di innamoramento a lungo.
Non è sostenibile.
Infatti, generalmente si tende a passare alla fase successiva, quella dell’amore.
Gli amanti stabiliscono un patto e diventano un’istituzione.
Secondo Alberoni l’energia che vediamo negli amanti è la stessa che troviamo in coloro che sono appassionati per un ideale politico.
Tutti quelli che si sono lasciati trasportare dal carisma di Hitler hanno fatto scelte folli per lui.

Artisti innamorati

Il nostro direttore sostiene che per gli artisti vale la stessa regola.
Un pittore o un fotografo si innamora della sua modella.
L’energia che si produce tra i due si trasforma in un’immagine.
Lo scorso anno, affrontando la vita di Marilyn Monroe abbiamo analizzato la sua relazione con André De Dienes e altri fotografi.
Nel campo attoriale è ancora più ambiguo.
Rivivere la parte significa mettere in campo se stessi, le proprie emozioni e il proprio corpo.
In un’intervista Claudia Cardinale disse che “tra lei e il regista avvenira come un trasfert”.
Con questa espressione intendeva dire che lei era solita stabilire una relazione intima e profonda con il regista, lasciandosi condurre.
Durante le riprese, infatti, lei si abbandonava completamente ed entrava quasi in una fase di trance in cui riusciva a intuire come il regista volesse la scena.
La foto di questo articolo documenta un momento durante le riprese di Once Upon a Tme in The West.
Sergio Leone osserva come la luce illumina il volto della Cardinale.
Ci vuole molta fiducia e rispetto reciproco.

L’azione nasce dall’interno

Continuando la lezione abbiamo inoltre capito che l’attore, per ogni movimento che esegue in scena, deve entrare dentro di sé e cercare le sensazioni che gli provocano.
Quindi anche il semplice gesto di sedersi sul divano, in scena deve essere ‘’sedersi sul proprio divano’’.
Per Stanislavskij, l’attore doveva sezionare ogni singolo elemento della scena e andare ad associare una sensazione vissuta alle azioni che doveva compiere il personaggio in scena.
Oggi più semplicemente l’attore lascia entrare dentro di sé il personaggio e segue il flusso.
Altro compito fondamentale dell’attore è riuscire a coordinare voce e corpo con estrema precisione per comunicare le sensazioni interne più sottili.
Per far questo bisogna essere in grado di registrare le emozioni e le sensazioni provate per poi riuscire a incanalarle perfettamente nella voce e nel corpo e arrivare così a trasmettere al pubblico quelle sensazioni ed emozioni.

Approfondimento

[Tratto da un’intervista di Maurizio Cabona per IlGiornale.it]

Leone non era un regista per donne, vero?
«Infatti – mi dice Claudia Cardinale – non ci conoscevamo prima di C’era una volta il West. E non abbiamo più lavorato insieme. Ma abbiamo avuto rapporti cordiali».

Signora, c’è un momento del film che ricorda?
«La prima scena che girai. Le riprese cominciarono a Cinecittà, con la scena di sesso fra Henry Fonda, il cattivo, e me».

In questi casi i presenti sono pochi.
«Invece Leone aveva invitato i giornalisti e io ero imbarazzatissima. E in prima fila c’era la signora Fonda!».

Come si esce da queste situazioni?
«La mia regola è: fuori dal set, ognuno per conto suo. Si torna se stessi, l’identificazione col personaggio finisce».

Vedere ilgiornale.it

Claudia Cardinale ed Henry Fonda sul set di “C’era una volta il West

(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 2 febbraio 2023 con Mario Restagno – Relazione a cura di Riccardo Marangoni)

Riccardo Marangoni

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