Il teatro è verità? Questa è la domanda che mi ha accompagnato per tutto il resto della giornata dello scorso mercoledì.
Domanda non scontata
Stiamo affrontando il capitolo “Il senso del vero” con il nostro direttore che tiene il corso chiamato “Sistema Stanislavskij” alla Scuola Formazione Attore.
La domanda non è così scontata.
Infatti, per molti il teatro è solo rappresentazione.
Alcune persone si fingono altri per compiacere un pubblico.
Dire che in teatro bisogna essere veri o cercare la verità appare come una contraddizione.
Teatro come fuga dalla realtà
Il teatro può diventare un modo per fuggire dalla realtà, a volte scomoda in cui viviamo, e farci perdere in un mondo fittizio, che ci sorprende e ci porta lontano da noi.
Per molti artisti l’arte scenica è proprio questo: una fuga dalla vita reale e dalle sue responsabilità.
Anche il pubblico spesso cerca spettacoli di evasione.
É una funzione che il teatro svolge molto bene e che produce un giro di affari importante.
Non è l’idea che ha Stanislavskij.
Già nei capitoli precedenti abbiamo visto che il regista russo criticava fortemente gli spettacoli creati solo per accontentare il pubblico o per gratificare l’esibizionismo degli attori.
Teatro come rappresentazione della vita
Il teatro può svolgere un importante funzione culturale secondo Stanislavkij.
Rappresentando la vita può aiutare donne e uomini a riflettersi come in uno specchio.
Per un teatro che affronta importanti tematiche è necessario essere veri in modo tale che lo spettatore si identifichi nell’attore, in quello che lui vive sulla scena.
Gli spettatori di Brignano non si indentificano in quello che lui fa sulla scena, non vivono le sue emozioni: Brignano rimane sempre Brignano.
Nel teatro d’arte noi vediamo attori che ci coinvolgono e ci rendono emotivamente partecipi dell’azione.
Per ottenere questo risultato è fondamentale essere veri.
Verità in scena: non si può fingere a teatro | Sistema Stanislavskij
(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 24 novembre 2021 con Mario Restagno – Relazione a cura di Matteo Ardengo)