il boccascena

Il boccascena | Sistema Stanislavskij

Il boccascena. In questa lezione siamo arrivati a trattare i principali elementi della scena teatrale.
Come siamo arrivati a parlare del boccascena?
Stiamo affrontando i primi capitoli de Il lavoro dell’attore su se stesso di K. S. Stanislavskij.
La presentazione si conclude così: «Nel febbraio del 19.., in una città sconosciuta dove stavo lavorando come stenografo […] fui invitato a trascrivere una conferenza del famoso regista e pedagogo Arkadij Nikolaevic…».
É Nazvarov che scrive.
Da questo incontro nasce in lui una grande attrazione per il palcoscenico e decide di iscriversi alla scuola teatrale di Nikolaevic.
Decide anche di stenografare le lezioni, così da avere degli appunti come guida nei momenti di difficoltà.
Inzia in questo modo il primo capitolo de Il lavoro dell’attore su se stesso.

Gli insegnanti

Come in un copione teatrale troviamo subito l’elenco dei personaggi.
Arkadij Nikolaevic Torcov – direttore della scuola di recitazione
Ivan Platonovic Rachmanov – vicedirettore e assistente alle lezioni di esercitazione
Ksenija Petrovna Sonova – insegnante di danza
Anastasija Vladimirovna Zarembo – insegnante di canto e dizione
Vladimir Petrovic Secenov – insegnante di fonetica

Gli Allievi

Kostantin Nazvarov – autore del diario
Pasa Sustov, Nadja Dyimkova, Georgij Puscin, Ivan Govorkov, Anton Umnovich, Maria Maloletkova, Vera Vel’jaminova, Sergej V’juncov, Grigorij Veselovskij

Il metodo per attuare i sentimenti

Gli studenti della scuola di recitazione attendono con emozione la prima lezione del direttore Torcov.
L’entusiasmo cala presto quando viene annunciato che è in programma un saggio in cui gli studenti sono tenuti a recitare scene di commedie a loro scelta.
Per lo spettacolo sono richiesti trucco, vestiti, scenografia e una performance sul palcoscenico.
Inizialmente, Nazvarov, Puscin e Sustov si ritengono capaci solo di presentare commedia leggera, ma sono costretti ad abbandonare il vaudeville per concentrarsi più verso il romantico e il dramma in costume o versi.
Nazvarov decide di concentrarsi sull’Otello di Shakespeare, opera presente nella propria libreria personale e sente da subito una grande voglia di mettersi al lavoro.
Secondo il nostro direttore, il giovane sceglie l’Otello senza avere una preparazione adeguata, ma con la speranza di poter essere ritenuto “importante e bravo” a seguito della rappresentazione di un’opera così conosciuta e celebre.
Sta sfruttando l’importanza di Shakespeare per sopperire alla sua scarsa importanza.
É un processo tipico che avviene continuamente nel teatro amatoriale e/o scolastico.
Facendo un’opera famosa e riconosciuta si pensa di diventare famosi e apprezzati.
L’autore del diario, crea un costume improvvisato con ciò che trova in casa, spegne le luci e per ore lavora alle scene: uccidere un nemico immaginario, baciare appassionatamente la bella Desdemona.
Dopo ore di lavoro, il giovane riaccende le luci e si osserva. Prova una forte delusione: le pose e i gesti, risultato di tanto lavoro, non rispecchiano affatto l’idea che l’attore si era fatto. Si nota perciò come egli manchi dell’adeguata preparazione per poter affrontare questo testo teatrale.

Il giorno della prima prova

Il risultato non è altro che un fiasco. Nazvarov si rende conto che il testo non lo aiuta ma lo confonde; arriva ad avere la presunzione di voler cambiare il testo e modificarlo in base alle proprie idee. Il giovane attore non si rende conto di stare cambiando un testo così celebre.
Le prove si rivelano ogni volta meno soddisfacenti; non si rende conto di aver scelto un testo più “grande” di lui. La colpa è del celebre testo di Shakespeare e non della sua inadeguata preparazione.
È il giorno della prova nel Teatro grande.
Nemmeno l’atmosfera magica ed eccitante del palcoscenico migliora la performance.
Tutto è semibuio, silenzioso e deserto.
“Appena entrato in scena mi sè spalancato davanti l’enorme buco nero del boccasena” (pag. 11)
Giunti a questo puinto del testo il direttore ci ha chiesto se sapevamo che cos’è il boccascena.
Abbiamo risposto di no.

Il boccascena e gli altri elementi

Non si può affrontare un percorso accademico senza avere alcune informazioni di base sullo spazio teatrale.
Ecco allora che il direttore ci elenca un sintetico vademecum che non ha la pretesa di essere completo.
• BOCCASCENA: cornice che inquadra il sipario, definisce in altezza e larghezza l’apertura della scena della platea; nel passato il rapporto 7/8 era giudicato ideale.
• PROSCENIO: davanti al boccascena, parte del palcoscenico protesa verso la platea, leggermente ricurva.
• RIBALTA: bordo del proscenio, parte più protesa verso la platea. Aveva in passato lo scopo di ospitare le luci, prima candele e poi lampadine.
• SIPARIO: tenda che viene chiusa e aperta all’inizio, fine, durante uno spettacolo. L’arlecchino è il tendaggio superiore del sipario. Aperto il sipario troviamo un primo ordine di quinte ( a destra e a sinistra). Ad ogni quinta corrisponde un arlecchino (detto anche cielo, poiché in alcuni spettacoli barocchi veniva dipinto di azzurro);
• FONDALE: grande tela che occupa il fondo della scena;
• CICLORAMA: stanza circolare con le pareti coperte da un disegno di una veduta a 360 gradi;
• CANTINELLA: asta di legno, parte della normale dotazione di tutti i palcoscenici. Può essere utilizzata per armare quinte, fondali, scenografie;
• GRATICCIO: struttura a travi di legno o metallo appoggiata in cima alla torre scenica, a ridosso del soffitto del palcoscenico. Permette di spostare fondali alle giuste altezze, metterli in fila e tirare su o giù il fondale necessario in base alla scena;
• QUINTA: elemento scenico che delimita gli spazi laterali del palcoscenico, importante stare sempre a filo di quinta.

per approfondire
https://spazioscenico.altervista.org/tecno.html

(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 13 novembre 2023 con Mario Restagno – Relazione a cura di Sara Zanirato)

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