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Sangue, Jago, sangue! | Sistema Stanislavskij

“Sangue, Jago, sangue!”
La lezione del 27 novembre 2023 ha inizio con la lettura dello svolgimento del saggio d’esame di Nazvanov.
Il giovane attore arriva in teatro e il suo cuore inizia a battere così forte da non farlo respirare.
Rimane “impressionato dall’ordine straordinario e dalla calma solenne” che regna nel teatro (pag.15).
Gli pare addirittura che la platea sia gremita di spettatori, di migliaia di occhi puntati verso di lui.
Nazvanov sente di voler lusingare tutta quella gente con la propria performance.

In scena

Entra in scena pronto a recitare: è teso, la tensione eccessiva gli serra la gola, il respiro si fa faticoso, diventa rauco.
Impotenza e confusione si trasformano in ira finché dalla sua bocca non esce la frase: “Sangue, Jago, sangue”.
La sala degli spettatori si fa più attenta e si sente aleggiare un senso di approvazione.
“Non conosco gioia più forte di quella provata in quei pochi minuti vissuti sul palcoscenico” sono le parole del giovane attore.
Chiuso il sipario la sala comincia ad applaudire e Nazvanov ritrova la fiducia nel proprio talento.
Si riaccendono le luci della ribalta e dalla scala appoggiata al muro della scena vola giù Marija Maloletkova.
Si sente un urlo straziante che fa gelare tutti gli spettatori.
La ragazza comincia a parlare, ma rendendosi conto di aver dimenticato le battute da dire, abbandona presto il palco per scappare dietro le quinte.
Il direttore Torcov e il pubblico sembrano elettrizzati da questa strana performance, proprio come lo erano stati durante la prova di Nazvanov.

Arte scenica

Nel nuovo capitolo, “arte scenica e mestiere scenico” (cap. II), gli attori si riuniscono per ascoltare le osservazioni di Torcov sulle performance del saggio d’esame.
Il nostro direttore si sofferma quindi sulla parola “arte”, ovvero la ricerca del bello e del buono, ciò che rende migliori.
Torcov dice che vi sono stati solo due momenti che possono essere definiti artistici: le performance di Nazvanov e di Marija Maloletkova.
Quando Nazvanov ha gridato “sangue, Jago, sangue!” e quando Maija e caduta dalle scale, tutti sono stati rapiti.
Sono stati gli unici due momenti in cui attori e spettatori si sono fusi insieme in un’unica emozione.
Questi due episodi, secondo Torcov, possono rientrare nella cosiddetta categoria “dell’arte della reviviscenza”.

Reviviscenza

Per reviviscenza si intende il processo mediante il quale un attore rievoca, analizza, comprende e rivive una sua esperienza personale analoga a quella del personaggio che sta rappresentando e se ne serve per immedesimarsi in esso.
“Il momento migliore per un attore è quando è completamente trasportato dal suo personaggio. Indipendentemente dalla sua volontà egli vive la parte, senza notare cosa sente, senza pensare cosa fa, e tutto viene fuori inconsciamente” (pag.19)
Secondo, il nostro direttore, è necessario che un attore sia libero, che abbia poche porte chiuse.
Ciò vuol dire esplorare ogni aspetto del proprio essere, doloroso o meno, per farli diventare stimoli da utilizzare durante la recitazione.
Un attore non deve giudicare se stesso, ma deve essere duttile, libero di fare.
Essere attori può voler dire che nella vita si verrà criticati o presi in giro a causa della propria attività artistica.
La lettura di una poesia di Boudelaire ci suggerisce il destino degli artisti.

L’Albatros

Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le grandi ali bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!
Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante.

Questo uccello, in volo è maestoso e ammirato da tutti.
Quando però atterra sul ponte delle navi si ritrova umiliato dai marinai.
Così è spesso la vita degli artisti.
Si tratta di un’elezione e nello stesso tempo una condanna.
Gli artisti devono proteggere la propria attività creativa e soprattutto lasciare fuori dalla propria vita privata la vita artistica.

Altri articoli:
I danni provocati dai clichés | Sistema Stanislavskij

(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 27 novembre 2023 con Mario Restagno – Relazione a cura di Sara Zanirato)

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