Le correnti invisibili è l’argomento della lezione di oggi.
Stiamo studiando il capitolo X de Il lavoro dell’attore su se stesso di K. S. Stanislavskij.
La salute fisica
Prima di affrontare il tema delle correnti invisibili, il direttore rilegge la frase con cui abbiamo concluso la lezione precedente: «L’attore deve trattare il suo corpo con la delicatezza con cui il violinista tratterebbe uno stradivario.» (pag. 217)
Stare in salute nello spettacolo dal vivo è fondamentale.
Un attore malato non va in scena e viene sostituito.
Molti attori sono ipersensibili sul tema della propria salute, infatti sono consapevoli che il benessere fisico è molto importante.
Per esempio, si sa che Carlo Verdone è ipocondriaco e non lo nasconde.
La consapevolezza che uno spettacolo dal vivo dipende dagli attori che vanno in scena alimenta un’attenzione che a volte può superare i limiti.
Il nostro direttore sottolinea l’importanza di praticare una vita sana, quasi monacale.
Quella dell’artista viene spesso definita una vita spericolata, ma non è l’unico modo per essere artisti.
Le correnti invisibili
Successivamente abbiamo trattato il tema delle sensazioni che possono intercorrere tra due persone che si relazionano tra di loro.
Il capitoletto inizia con una citazione tratta da Amleto (atto II, scena I). Ofelia descrive quando Amleto l’ha afferata per il polso ed ha esaminato il suo volto scrutandola. Torcov chiede ai suoi allievi: «Non sentite, in queste strofe la silenziosa corrente che lega Amleto e Ofelia? E non avete mai notato nella vita normale o in scena, nei vostri reciproci contatti, questa sensazione di una corrente di desiderio che fluisce da voi, attraverso gli occhi, la punta delle dita, i pori della pelle?» (pag. 217-218)
Il nostro direttore ci chiede se non ci è mai capitato di pensare a qualcosa e sentire dalla persona che ci sta di fronte lo stesso pensiero.
Ognuno di noi riporta uno o più espisodi.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo avuto esperienza di fatti simili.
A qualcuno di noi è successo anche con persone molto distanti di pensarle e ricevere immediatamente una chiamata.
É frequente essere “letti nella mente” dal nostro interlocutore, soprattutto se si tratta di qualcuno con cui abbiamo un forte legame o con cui viviamo a stretto contatto. Infatti, siamo sempre in comunicazione tra di noi tramite l’energia che i nostri corpi scaturiscono. Riusciamo a percepire le sensazioni e gli stati d’animo degli altri.
Le percezioni femminili
Abbiamo notato ed è provato statisticamente che nel mondo femminile è molto più frequente che avvengano episodi di percezioni.
Nel saggio Intelligenza Emotiva, Goleman riporta la testimonianza di una moglie che era in grado di intuire l’umore del marito da come apriva la porta di casa al ritorno dal lavoro.
Si può affermare che le donne sanno gestire le correnti invisibili molto meglio e con maggiore efficacia.
Anche gli uomini possono sviluppare questa sensibilità e devono prendere esempio dalle donne.
Questo è possibile grazie al fatto che ognuno di noi porta in sè entrambe le componenti.
«Come chiameremo queste invisibili vie di contatto: radiazione e percezione. Un giorno la scienza si occuperà di queste correnti invisibili e allora troveranno un’altra terminologia. Per ora accontentiamoci di chiamarle radiazioni e percezioni, oppure trasmissione e ricezione, oppure fluidi.» (pag. 218)
Allenarsi a percepire
Le ricerche di Rizzolati sui neuroni specchio ci hanno dato una prima risposta “scientifica”.
Attraverso i neuroni specchio siamo in grado di entrare in sintonia con gli altri senza usare le parole.
Grazie alla vista è relativamente semplice: se vedo qualcuino che soffre, mi commuovo e partecipo alla sua sofferenza.
Ma stanislavskij dice di più.
Senza l’asilio della vista è possibile sentire.
Abbiamo l’udito, è vero.
Vi sono persone che riescono a sentire anche senza i sensi.
Sono rare. Oggi giorno, rispetto al passato, ci viene molto più difficile stare in ascolto degli altri e entrare in empatia con loro. Questo perché la nostra società occidentale punta sulla velocità.
Siamo spinti a fare tante cose e a rispondere sempre più velocemente.
Nella velocità non abbiamo tempo per esercitare capacità che richiedono invece lentezza, pace, silenzio, attesa.
Abbiamo paura del silenzio.
Accendiamo continuamente una colonna sonora.
Importanza delle esperienze
L’ultima riflessione della lezione ha avuto origine da questa frase di Stanislavskij: «Non sono che sensazioni: che chiariscano gli scienziati la natura di questo processo irresistibile. Io posso parlarvi solo di quello che sento e l’uso che ne faccio.» (pag. 218)
Già in altre parti de Il lavoro dell’attore su se stesso è stata affermata la necessità di fare esperienze. Se un’attrice deve interpretare Giulietta e non si è mai inammorata, la sua interpretazione rischia di essere superficiale. Descrivere le sensazioni che si provano passeggiando in un bosco in autunno senza averlo mai fatto non è possibile. Ovviamente non per tutto è possibile o conveniente fare esperienza. Non è il caso di iniettarsi una dose di droga per sperimentare come si sente un drogato.
Gli artisti che hanno più densità di vita diventano interessanti per l’umanità.
Per le esperienze “pericolose” possiamo contare sui neuroni specchio.
Dustin Hoffman per interpretare il fratello autistico in Rain Man è stato a contatto con persone affette dall’autismo per un certo tempo.
La sua intepretazione è stata sorprendente e gli valse l’Oscar nel 1989.
Le sofferenze sono un importante patrimonio per l’attore, ma non è il caso di provocarle. La vita è già ricca di cattiverie e tradimenti.
É sufficiente vivere fino in fondo quello che ci succede.
(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione dell’ 11 novembre 2022 con Mario Restagno – Relazione a cura di Ester Barbarossa)