Il nostro direttore ha iniziato il corso intitolato “Sistema Stanislavskij” presentando il testo di riferimento: “Il Lavoro dell’Attore su Stesso”, (editore Laterza).
Konstantin S. Stanislavskij è un attore, regista e teorico dell’arte scenica russo, vissuto tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, ma in primo luogo è un pedagogo.
Il lavoro dell’attore su se stesso
L’opera “Il lavoro dell’attore su se stesso” è scritta sotto forma di diario, che vede protagonista Kostantin Nazvanov (Kostja), un giovane che inizia un’accademia di recitazione. Il direttore
artistico della menzionata accademia è Arkadij Nikolaevic Torkov che, insieme a Nazvanov è un personaggio fittizio in cui Stanislavskij si immedesima. La nostra edizione curata da Laterza ha una interessante introduzione scritta da Gerardo Guerrieri, che spiega in sintesi gli argomenti che si andranno a trattare nel testo.
Nella presentazione Nazvanov ci rende partecipi della sua decisione, sia di cambiare vita (da stenografo ad attore), sia di annotare in forma di diario quanto farà.
Dilettantismo
La Parte Prima è denominata “IL METODO PER ATTUARE I SENTIMENTI” ed inizia con un capitolo intitolato “DILETTANTISMO”.
Alla prima lezione Torkov chiede agli allievi di preparare un breve saggio e dimostrare le loro qualità attoriali sul palcoscenico.
Tutti cominiciamo a scegliere i pezzi da portare.
Commento
Durante la lezione sono stati dibattuti molti temi: ad esempio è stato accennato anche a Lee Strasberg e al suo metodo, sottolineando la differenza tra “sistema” e “metodo”.
É stato notato come il figlio John abbia rinnegato tale metodo sostenendo che poteva funzionare solo con alcuni soggetti e soprattutto non si poteva tramandare.
Per avvalorare la sua posizione ha portato come testimonianza il fallimento del metodo del padre con Marylin Monroe.
In realtà sappiamo che Lee Strasberg si rese conto di poter fare poco con una persona che aveva perso il suo centro esistenziale: Norma Jeane Mortenson Baker aveva ceduto il posto alla figura pubblica.
Lee consigliò a Marilyn di afrrontare prima un percorso di guarigione del sé attraverso la psicanilisi.
La sua realtà e quella del suo personaggio si erano ormai fuse, si era calata nei panni di una diva da cui non si poteva più slegare e la sua vera anima si era ormai inaridita e fossilizzata solo sul personaggio di Marilyn.
Pensare che una persona possa rimanere così succube della sua stessa immaginazione ed idealizzazione mi ha fatto ragionare su quanto sia importante conoscersi prima di impersonare altro da sè. Essere in grado di trovare analogie tra se stessi ed il proprio personaggio è fondamentale, ma ricordarsi ciò che ci diversifica e che rende noi stessi unici penso che sia la nostra àncora con la realtà.
Nell’opera Doppio Segreto di Magritte, che ho scelto come immagine in evidenza dell’articolo, il significato dello sdoppiamento e del segreto è differente dal caso Marilyn Monroe, ma ho trovato suggestivo trovare un parallelo. La realtà di Norma Jeane Mortenson Baker, fusa tra quello che era lei stessa e quello che era il suo personaggio.
(Sistema Stanislavskij, lezione del 19 ottobre 2020 con Mario Restagno – Relazione a cura di Alessia Liffredo)