Noi studenti del primo anno stiamo affrontando il sistema Stanislavskij, attraverso il suo libro Il lavoro dell’attore su se stesso.
La lezione di oggi si è focalizzata sui sentimenti in scena.
A pagina 45 leggiamo: «Secondo voi è possibile stare seduti su una sedia e senza una ragione al mondo, voler essere gelosi, soffrire, angustiarsi?»
Quando un attore vuole esprimere un sentimento, e lo fa senza una motivazione interiore, è come se fosse lì seduto e si negasse la possibilità di farlo.
La strada giusta non è quella di concentrarsi sui sentimenti, ma su qualcosa che genera i sentimenti.
Eyes Wide Shut
Il nostro direttore ci porta come esempio una lezione di alcuni anni fa alla SFA.
Una studentessa chiese di affrontare una celebre scena di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, l’ultimo film diretto da Stanley Kubrick.
Durato tre anni di lavorazione, è uscito nel 1999 quando il regista era già mancato.
É un film che analizza la relazione matrimoniale.
Kubrick volle una coppia vera, che avesse il coraggio di mettersi in gioco.
All’inizio del 2001 Nicole Kidman e Tom Cruise si separano ufficialmente.
Può avere delle responsabilità il film?
La risposta è nel segreto dei cuori dei protagonisti.
É probabile che il divorzio sia stato causato dal rifiuto della Kidman di entrare in Scientology.
Comunque Eyes Wide Shut è un banco di prova importante per una relazione sentimentale.
Il tradimento immaginato
La scena in questione inizia a 22:53 e si conclude a 37:20.
É una scena che dura ben 15 minuti.
Alice e Bill fumano una canna in camera da letto.
Ad un certo punto Bill afferma di essere sicuro dei sentimenti di Alice.
Alice prima ride, poi decide di fare una confessione.
In un monologo racconta un episodio dell’estate prima e i sentimenti che aveva vissuto.
Testo del monologo
«Senti, ricordi l’estate scorsa quando eravamo a Cape Code? E ti ricordi una sera in sala da pranzo, c’era un giovane uffciale di marina seduto al tavolo vicino al nostro insieme ad altri due ufficiali e un cameriere gli portò un biglietto lui lo lesse e andò via? Niente, non ti ricordi niente? Nene io l’avevo già visto la mattina nella hall dell’albergo. Credo che fosse arrivato in quel momento. camminava dietro al ragazzo che portave le valigie verso l’ascensore. Lui mi ha guardata mentre passava, così, di sfuggita, solo un’occhiata. E, bene, io non riuscivo più a muovermi. Quel pomerigio Elena andava al cinema con le sue amichette. Tu e io facemmo l’amore, poi facemmo tanti progetti per il nostro futuro e parlammo molto a lungo di Elena, ma io non pensavo che a lui, continuamente, non riuscivo a togliermelo dalla mente. Ero sicura che se lui mi avesse voluta, mi dicevo, anche soltanto per una notte, sarei stata pronta a mandare all’aria ogni cosa, a sacrificare te, Elena e il mio fottutissimo avvenire, tutto quanto… E la cosa strana è che, nello stesso tempo, tu mi eri più caro che mai e, in quel momento, il mio amore per te era un’amore tenero, ma triste, io… io non dormii quella notte e la mattina mi alzai in preda al panico, non sapevo se avevo più paura che fosse andato via o se temevo di più che fosse ancora li, ma poi a cena mi resi conto che era partito, e solo allora mi sentii sollevata…»
Alice è vera
In questo monologo Alice si svela.
Kubrick ce l’ha descritta nei 20 minuti iniziali.
Dopo i titoli iniziali il film inizia con Alice in totale di schiena che lascia cadere il vestito e appare completamente nuda.
Stacco a nero, il titolo Eyes Wide Shut.
Esterno notte di una via.
Stacco: interno in cui Bill di schiena davanti alla finestra sta guardando in strada, si volta e viene verso la camera che indietreggia. Inizia un piano sequenza in cui Bill si muove nella stanza fino a raggiungere il bagno. Alice è seduta sul water, si alza, si pulisce, getta la carta e si tira su le mutande.
Tutto questo appare crudele.
Infatti molti hanno criticato l’apertura del film giudicando i nudi della Kidman ingiustificati.
Franco Prono invece fa una riflessione diversa: «Eyes Wide Shut si apre con lo “svelamento” del corpo della protagonista, Alice, la quale, di fronte a un armadio con le ante a specchio, si spoglia lasciando cadere a terra il leggero abito che indossa: si presenta allo spettatore attraverso la propria nudità. L’esibizione del corpo femminile avviene con semplicità e naturalezza, ma non senza destare emozione in chi lo osserva […]. Poco dopo, nello stesso luogo compare il marito della donna, completamente vestito con un abito scuro […]; la donna “presenta” il corpo nudo senza problemi, anzi con apparente compiacimento; Bill invece nasconde la propria umanità sotto la “maschera” dell’abbigliamento borghese.»
I sentimenti generano parole
La confessione di Alice, la sua sincerità, provoca una crepa, una sfiducia tra i due.
Bill vagherà per la città tutta la notte turbato dalle parole di Alice.
Prima di affrontare il testo è necessario analizzare che cosa precede diversamente il monologo resterà un esercizio stilistico.
E questo è quello che accadde alle studentesse della SFA quando si cimentarono, racconta il nostro direttore.
Le parole suonavano vuote.
Nessuna aveva un marito e una figlia.
Come mettersi nei panni di una donna sposata che viene sedotta?
Così in quell’occasione scoprirono che per “raccontare” un tradimento è necessario prima avere qualcosa o qualcuno da tradire.
I sentimenti non sono generati dalle parole, ma i sentimenti provocano parole.
Quindi, prima di affrontare il testo di Alice, fu necessario un lavoro abbastanza prolungato per generare una relazione.
La studentessa che aveva proposto il testo trovò nel rapporto con sua madre l’oggetto del tradimento.
Che cosa c’entra con la relazione matrimoniale? Niente, ma funziona.
Ricordare quando ho tradito la fiducia di mia madre aiuta stimolare sentimenti analoghi.
E questo è sufficiente per ingannare il pubblico.
I sentimenti non si spremono
Questa lunga digressione è servita per sottolineare l’affermazione che troviano sempre a pag. 45: «Non si può spremere da noi stessi un sentimento … […] non si può forzare un sentimento senza finire nella platealità più assoluta».
Applicando il sistema Stanislavskij devo essere ben centrato, sapere bene chi sono.
Utilizzare il proprio patrimonio affettivo è destabilizzante.
Non abbiamo riscontri certi, ma per la Kidman interpretare Alice fu certamente una messa alla prova della sua relazione con Cruise.
Nel film, alla scena della canna, segue un primo piano di Bill in taxi che immagina il tradimento della moglie.
Si vede Alice distesa su un letto che si toglie le mutande mentre un uomo la sta baciando.
Le immagini sono virate in azzurro.
Dice la Kidman in un intervista del 1999: «É stato molto difficile interpretare quelle scene, ho dovuto bere un po’ di champagne e convincermi che ero Alice, che stavo solo vivendo una fantasia di mio marito. Tom però non era presente sul set, non ce lo avrei mai voluto.»
In un altro passo dell’intervista: «Neppure mia madre e mio padre mi conoscono bene come mi ha conosciuto Kubrick. Quando dovevamo spogliarci, sul set c’era solo lui, che azionava la macchina da presa. Per Stanley ho fatto cose che non farei mai per un regista qualunque. Insieme abbiamo passato due anni a discutere e scavare sui più nascosti moti dell’anima. É difficile stabilire confini in questa avventura. Fin dall’inizio è stato chiaro che, per tutte le riprese, nessuno avrebbe mai potuto spegnere la macchina da presa o smettere le vesti del personaggio. Abbiamo accettato che quel lavoro sarebbe venuto a casa, con noi. Che i problemi e le emozioni di Bill e Alice sarebbero stati i nostri. Un’esperienza forte, molto stimolante.»
É un mestiere complesso
La lezione di Torcov termina con questa frase: «Un vero attore non deve scimmiottare le manifestazioni esteriori della passione, copiare i tipi esteriormente, recitare in modo falso e meccanico secondo schemi teatrali, ma agire con verità, come nella vita. Non si deve “recitare” una passione o un tipo.» [pag. 45]
A volte gli attori sono chiamati ad interpretare personaggi che mettono in discussione le proprie sicurezze.
Bisogna essere “ben centrati” per fare questo mestiere.
Non è un caso che molti artisti siano soli, perché diventano troppo esigenti nelle relazioni, si mettono continuamente in discussione.
L’immaginazione dei bambini
Nelle pagine successive de Il lavoro dell’attore su se stesso troviamo Torcov che chiede agli studenti di fare delle azioni.
Nonostante sia stato creato un vero e proprio alloggio, loro non riescono nel compito.
Nazvanov si lamenta di non trovare dei fiammiferi per accendere il fuoco nel caminetto.
«É la tua immagine che deve ferire o ardere. Puoi uccidere il re senza spada o accendere il fuoco senza fiammiferi.»
Commenta alla fine Torcov che se nella stessa situazione ci fossero stati dei bambini, non avrebbero avuto nessuna difficoltà.
Abelardo ed Eloisa
A pagina 48 abbiamo sottolineato «la questione sta non nello scopo esterno, ma negli stimoli interiori.»
A questo riguardo, il nostro direttore ci parla della vicenda di Abelardo.
Siamo in Francia, a Parigi, nel periodo del medioevo.
Abelardo è un docente di filosofia di 32 anni.
Le sue lezioni erano seguite da molti allievi.
Il vescovo Fulgenzio voleva per sua nipote Eloisa, di soli 16 anni, il miglior tutore sulla piazza.
Eloisa era molto intelligente e brillante.
Affida Eloisa ad Abelardo.
Eloisa rimane incinta e il vescovo manda quattro sicari e lo fa evirare.
La nipote viene mandata in convento.
Il figlio sarà chiamato Astrolabio, ma non sappiamo che fine farà.
Di certo Abelardo viene perseguitato fino all’ultimo dei suoi giorni.
Negli ultimi anni è San Bernardo che cerca di elimirlo in tutti i modi.
Abelardo si rifugia nel monastero di Grenoble che lo protegge.
L’abate gli consente di fare da cappellano al vicino monastero femminile dove Eloisa è badessa.
Quando muore Abelardo verrà sepolto nel monastero femminile.
La morale di Abelardo
Abelardo è stato perseguitato perché le sue posizioni sulla morale erano giudicate eretiche.
Il teologo dava importanza all’intenzione e non tanto all’azione.
In sostanza tendeva a “perdonare” più facilmente le azioni sbagliate.
Oggi la sua posizione è decisamente più evangelica.
Risponde infatti al passo del Vangelo dove si legge: «Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Nella recitazione osserviamo lo stesso meccanismo.
Le azioni debono essere mosse dall’interno.
Noi non siamo gelosi o invidiosi per atto di volontà.
Dobbiamo avere un motivo che ci spinge ad essere gelosi o invidiosi.
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(SFA, Sistema Stanislavskij, lezione del 7 marzo 2023 con Mario Restagno – Relazione a cura di Miriam Castiglione)